L'emergenza è qui
Sulla questione migranti, in entrata e in uscita, sembra che la politica, oltre a perderci, in alcuni casi, la faccia, ci perda sempre il cervello. Nell’ultimo Rapporto Italiani nel mondo a cura della Fondazione Migrantes si fa notare come dall’Italia siano “partiti meno anziani, meno famiglie, meno minori. Chi è partito per espatrio è prevalentemente maschio, giovane o giovane adulto”. Circa il 20% è partito dalla Lombardia, magari per la seconda volta perché già giunto dal Sud al Nord. Dall’Italia partono i cervelli migliori, o quelli che faranno mancare i cervelli nel futuro. Sulla gestione del problema di chi arriva, il cervello non sembra mai usato, con buona pace di tutti i governi che si sono succeduti: i problemi, infatti, rimangono sempre gli stessi, in partenza, nel mare e nel processo di integrazione. L’impressione non è che manchi la bontà ma la razionalità, soprattutto se non si riesce ad avere efficacia nell’inserimento nei processi lavorativi, scolastici, sociali per evitare che chi scappa sia vittima due volte. Si invoca spesso l’Europa, anche quella dei popoli: in tanti Paesi il processo di inserimento funziona meglio per la capacità di organizzare e tenere attivi i canali tra risorse dei migranti e bisogni del Paese. L’emergenza è qui, nei nostri cervelli.