L’autenticità rende liberi
Laura sta affrontando la malattia o, meglio, la morte. Dice apertamente che ormai non c’è più niente da fare. È consapevole della gravità della situazione. Cammina a malapena, l’indispensabile, aiutandosi con una stampella
Laura sta affrontando la malattia o, meglio, la morte. Dice apertamente che ormai non c’è più niente da fare. È consapevole della gravità della situazione. Cammina a malapena, l’indispensabile, aiutandosi con una stampella. Sul suo corpo i segni della malattia e le conseguenze delle cure tentate. Ha sistemato a livello amministrativo tutto affinché i suoi figli non debbano avere problemi e godere dei suoi beni. Ha pensato proprio a tutto. Sta organizzando la sua morte. Mette al corrente i figli di tutte le pratiche che sta effettuando. Dice spesso: “Così quando non ci sarò più…”. Parla di tutto questo con tranquillità. Il fiato è corto. Ha dato disposizioni sul suo funerale; vuole tenere tra le mani, nella bara, una statuetta che ha per lei un preciso significato. Poi parla di come ha passato l’ultimo dell’anno, con la consapevolezza che era l’ultimo “ultimo” della sua vita. È uscita a cena con le sue due amiche, amiche di una vita, di tanti viaggi, l’ultimo dei quali già malata. Ne avevano in programma un altro a febbraio, ma lei ha dovuto disdirlo. Alla fine della cena è riuscita a estorcere al ristoratore un grosso sconto per la lunga attesa. Le sue amiche avranno pensato che era la solita, che fino alla fine era lei. Poi sono andate a casa sua. Hanno ballato e brindato. Poi lei ha cominciato ad avere dolori, che non si attenuavano con le solite medicine. Loro volevano portarla al Pronto Soccorso, in preda al panico, ma lei ha rifiutato. Dopo un bel po’ i dolori si sono attenuati.
Parla liberamente del suo avvicinarsi alla morte con tutte le persone che le sono vicine. Non vuole nasconderlo. Non vuole ignorarlo nella conversazione. Questo la rende libera. L’autenticità la rende libera. Può così comunicare ciò che ha dentro. Comunica ciò di cui ha bisogno. Può tirar fuori il suo dolore, le sue preoccupazioni. Può sentire gli altri compartecipi di questo suo cammino. Così facendo permette anche agli altri di esserlo. Nessun cincischiare inutile. Nessun bollettino meteorologico di cui parlare per riempire il silenzio. Bisogna permettere a lei di vivere l’autenticità che desidera. Nessuna deviazione dal discorso. Nessuna frase fatta. Nessuna pacca sulla spalla. Bisogna stare dentro con lei in questo dolore. Vietate le vie di fuga. Questo è l’accompagnamento di cui Laura ha bisogno. Ma è anche l’accompagnamento che porterà più bene a chi l’accompagna.