di MAURILIO LOVATTI
11 giu 2015 00:00
L'attesa per l'Enciclica
Mi aspetto un appello alle comunità ecclesiali locali a rinnovare la dimensione educativa, che da sempre caratterizza la loro azione, ma che oggi deve esprimersi anche nella capacità di formare a comportamenti sostenibili
In primo luogo che le tematiche ambientali siano comprese alla luce dell’economia che le condiziona. Il progresso dell’umanità fino ad oggi, nonostante i disastri ambientali, ha portato ad un miglioramento della condizione umana e ad un maggior livello di civilizzazione. Ma è uno sviluppo caratterizzato da una disubbidienza sistematica contro le leggi vigenti in natura che può causare danni irreversibili. L’alternativa è lo sviluppo sostenibile, una forma di crescita che non comprometta la possibilità delle future generazioni di perdurare nella crescita e nel progresso, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali (che sono esauribili).
Mi aspetto un forte richiamo a chi ha responsabilità di governo. Mi aspetto che riprenda il richiamo formulato da Benedetto XVI, in occasione dell’Epifania 2008, a una triplice esigenza di giustizia: verso le future generazioni, verso i poveri, verso il pianeta stesso. Mi aspetto che, per noi che viviamo nella società “sviluppata”, vi sia un pressante invito a un profondo rinnovamento delle forme di consumo, a un nuovo stile di sobrietà, capace di conciliare una buona qualità della vita con la riduzione del consumo di territorio e delle risorse non rinnovabili, assicurando così un’esistenza dignitosa anche ai più poveri e alle generazioni future, che non potrà realizzarsi senza una vera e propria “conversione ecologica”.
Mi aspetto infine un appello alle comunità ecclesiali locali a rinnovare la dimensione educativa, che da sempre caratterizza la loro azione, ma che oggi deve esprimersi anche nella capacità di formare a comportamenti sostenibili. Si tratta, in particolare, di ridurre quei consumi che non sono realmente necessari e di imparare a soddisfare in modo ragionevole i bisogni essenziali della vita. Oggi troviamo naturale sentirci responsabili anche per peccati veniali, e invece tendiamo a sottovalutare colpe più gravi come sprecare il cibo, usare senza necessità l’automobile, sprecare acqua o energia, senza renderci conto che piccoli cambiamenti individuali e familiari possono contribuire a migliorare la situazione.
MAURILIO LOVATTI
11 giu 2015 00:00