lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di LUIGI MORGANO 30 set 2021 08:07 Ultimo aggiornamento 29 set 2021 15:34

L'ambiente non può attendere

C'è ancora chi, nonostante tutto, crede che il clima non stia cambiando

Le ultime sette estati sono risultate le più calde del secolo: nel sud del nostro Paese, nell’estate appena conclusa, si sono toccati picchi di oltre 45 gradi. Gli incendi che hanno devastato parte del pianeta (a partire da Stati Uniti, Canada e Australia, ma anche Italia), in luglio e agosto, così come le inondazioni in Europa e Cina, nonché l’entità del continuo scioglimento dei ghiacciai, hanno accentuato la luce rossa che gli scienziati hanno acceso, richiamando l’improrogabilità di agire a tutela dell’ambiente. Migliaia e migliaia di giovani e giovanissimi sono tornati nelle piazze delle principali città italiane, europee e non solo, proprio in questi giorni, per manifestare l’esigenza di dar corpo concreto alla “giustizia climatica”. Milano è stata sede dell’incontro dei 400 delegati giovani della Pre-COP26. Ora tocca ai “grandi” decidere, già nel G20 che si svolgerà a Roma alla fine del mese di ottobre. È possibile perdere ancora tempo? Gli studi scientifici, al riguardo, sono chiarissimi e la sintesi è stata espressa dal segretario generale Antonio Guterres alla 76ª Assemblea Generale dell’Onu: “Il mondo non è mai stato più minacciato, siamo sull’orlo di un abisso e ci muoviamo nella direzione sbagliata. Il mondo deve svegliarsi”. Sulla stessa linea l’intervento del Premier italiano e presidente di turno del G20, Mario Draghi: la questione ambientale e priorità assoluta va affrontata in maniera tempestiva e coraggiosa.

L’Unione Europea, a partire dall’entità degli investimenti stanziati e dagli obiettivi fissati, ovvero: proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale; attuare un’economia a basse emissioni di CO2; proteggere i cittadini da rischi per la salute e il benessere; promuovere nuove opportunità occupazionali e commerciali attraverso la tutela ambientale e l’innovazione, ha compiuto una inequivoca scelta di campo. Da parte sua, Papa Francesco continua a sottolineare la questione, a incoraggiare comportamenti e interventi, nella chiarezza di quanto esposto nell’Enciclica Laudato si’.

Rispetto a Parigi 2015 la sensibilità politica è senz’altro cresciuta. Il mondo delle imprese, con parte della finanza, oggi è più mobilitato anche perché i problemi ambientali ed ecologici non affrontati sono destinati a causare danni umani ed economici assai ingenti. Ancora, c’è maggiore sensibilità da parte dei consumatori nei confronti della sostenibilità e, soprattutto, cresce significativamente la consapevolezza della posta in gioco da parte delle generazioni più giovani. Ma i nodi e le resistenze da affrontare sono forti. Come ripartire i costi, e con quali tempi, tra Paesi ricchi e poveri? Come far entrare nelle agende dei governi nazionali la salvaguardia del Creato? Tutto ciò considerando che all’origine dei problemi si colloca lo sviluppo industriale degli ultimi due secoli, che ha segnato pure un grande miglioramento delle condizioni di vita di centinaia e centinaia di milioni di persone… Ora, però, vanno affrontati gli effetti negativi collaterali che il processo ha determinato. Il tema della sostenibilità evidenzia, tra l’altro, il problema di tempi legato all’utilizzo delle nuove tecnologie messe in campo e al loro perfezionamento, unitamente alla gestione dei costi che sicuramente sono molto rilevanti dal punto di vista economico, ma non lo sono da meno sui versanti sociale, culturale, politico e anche demografico. L’alternativa, ovvero non affrontare la questione, è l’abisso di cui ha parlato il Segretario generale delle Nazioni Unite. Un’operazione complicata – quella che abbiamo di fronte – dal fatto che c’è ancora chi crede che il clima non stia cambiando. Anzi, il negazionismo climatico è tema diffuso, il cui messaggio è che non sia in atto nessun riscaldamento globale, e se esiste non è causato dall’uomo. In ogni caso, qualsiasi soluzione non deve alterare gli attuali stili di vita. Celebre, al riguardo, il tweet dell’ex Presidente Usa Donald Trump: “Il riscaldamento globale è una bufala”.
Green economy, energie rinnovabili, mobilità meno invasiva, scelta dei consumi anche come pressione per un cambiamento, ma soprattutto l’adozione a livello mondiale di un nuovo paradigma socio-economico e culturale, unitamente al crescente impegno di tutti, in particolare delle nuove generazioni, sono il percorso obbligato che abbiamo di fronte. Nel frattempo, il recentissimo report di Save the Children segnala le “novità” negative che vivranno i bambini nati nel 2020, concludendo che la crisi climatica rappresenta, di fatto, una crisi dei diritti dei bambini per cui l’azione di cambiamento non è solo un obbligo morale ma anche un obbligo legale per i governi.

LUIGI MORGANO 30 set 2021 08:07 Ultimo aggiornamento 29 set 2021 15:34