L'albero dei cachi
Nel piantare alberi molti ravvisano un gesto dal valore simbolico. A Gerusalemme si piantano alberi nel Giardino dei Giusti per ricordare chi ha operato in difesa degli ebrei durante l’olocausto. C’è poi chi pianta ulivi, attribuendo a quel gesto un significato di pace. Una legge dello stato prevede di piantumare un albero per ogni bambino che nasce. Ed a Bergamo sorgerà un bosco per ricordare i morti per Covid. Nel mondo sportivo, meno poeticamente, non abbiamo testimonianze di alberi piantati per festeggiare vittorie raggiunte o speranze future. Potremmo inventarci un nuovo linguaggio: una quercia, in caso di vittoria della Champions League; un abete per la vittoria del campionato; un pino marittimo per la Coppa Italia. Diventa pertanto quanto mai curioso guardare nel giardino del nuovo Centro Sportivo del Brescia Calcio a Torbole. Sono stati piantati molti alberi a recinzione della proprietà per garantire la riservatezza durante gli allenamenti.
Ma, nel giardino adiacente alla cappella per la preghiera, è stato un piantato un albero di cachi. L’ho guardato crescere per molti mesi finché tempo fa, dato che nessuno considerava i cachi, mi sono osato chiedere al presidente Cellino di raccogliere i frutti maturi. “Ma certo − ha esclamato − li prenda pure. È un vero peccato che nessuno si sia accorto di questi frutti. Pensi che ho chiesto al giardiniere di piantumare solo alberi da frutto attorno alla nostra chiesetta. Mi piacciono gli alberi da frutto perché hanno uno scopo e possono donare agli altri nutrimento per la vita. Le piante estetiche sono belle ma non servono a nulla”.
Mi sono chiesto se questa frase valorizzasse il presidente filosofo o il presidente imprenditore: tutto deve portare frutto, anche le piante del giardino! Mi sono fermato a pensare a quante realtà dovrebbero portare maggiormente frutto anche nel mondo sportivo. Il Brescia Calcio vorrebbe un salto in classifica … il governo ha tolto il Ministero dello Sport … lo sport di base da un anno è fermo causa Covid … ed anche ai ragazzi è tolto il campetto dell’oratorio per due tiri a calcio o a basket. Mi resta solo Martin Luther King: “Anche se sapessi che domani il mondo andrà in pezzi, vorrei comunque piantare il mio albero di mele”. E io, che ho mangiato i cachi del presidente, coltivo la speranza racchiusa in un albero: che il mondo sportivo torni a portare frutto. L’aggregazione, la salute, i sogni, i sacrifici, il gioco… valgono bene il nostro impegno di contadini per lo sport!