L’aborto non è mai un diritto
L’Europarlamento ha approvato una Risoluzione in cui l’aborto è considerato un diritto umano e si chiede di inserirlo nella Carta dei diritti fondamentali
Come è noto nei giorni scorsi l’Europarlamento a grande maggioranza (324 sì, 155 no, 38 astenuti) ha approvato una Risoluzione in cui l’aborto viene considerato un diritto umano e si chiede di inserirlo nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. La Risoluzione chiede anche a tutti gli Stati membri di legalizzare l’aborto e di sostenere la sua inclusione nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Giova ricordare che i diritti umani, presenti sia nella Dichiarazione Onu del 1948 che nella Carta europea, sono considerati dei principi che precedono le leggi statali e che sono alla base della convivenza civile. Agli Stati spetta il compito di riconoscerli, proteggerli e promuoverli. Non si tratta dunque di concessioni fatte dai vari Paesi ai propri cittadini, ma di diritti che sono insiti nella natura umana e che spettano ad ogni persona senza alcuna distinzione e discriminazione. L’aborto rientra tra questi diritti? Secondo la Risoluzione del Parlamento Europeo non c’è alcun dubbio in merito: alla donna compete il diritto di scelta in merito alla propria gravidanza, se proseguirla o interromperla. Tutto ciò che ostacola la realizzazione di questo diritto va eliminato. Nella Risoluzione approvata dal Parlamento europeo non c’è alcun accenno al bambino concepito. Questo essere umano che ha iniziato il proprio percorso di vita non ha proprio alcun diritto? Non merita alcun tipo di considerazione e di rispetto? Riflettere su tali temi non significa porre una questione confessionale, bensì situare la discussione nell’alveo appunto di quelli che sono i diritti fondamentali della persona. L’aborto è un diritto umano fondamentale?
A questo riguardo è utile richiamare la lezione di colui che è considerato il padre della cultura laica in Italia, il filosofo Norberto Bobbio. Il filosofo torinese intervenne per la prima volta sul tema dell’aborto ad un incontro di Amnesty International a Rimini, dell’aprile 1981, in cui si parlava di pena di morte. Si espresse con queste parole: “Sono contrario all’aborto dal punto di vista etico perché l’aborto è contrario al diritto alla vita. Altro è depenalizzarlo come reato, altro è considerarlo moralmente indifferente”. Il mese successivo, esattamente l’8 maggio del 1981, in piena campagna referendaria relativa alla abrogazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, sul “Corriere della Sera” Norberto Bobbio in un’ampia intervista ha precisato meglio il suo pensiero: “Innanzitutto esiste il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell’aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all’aborto. C’è anche il diritto della donna a non essere sacrificata nella cura dei figli che non vuole. E c’è un terzo diritto: quello della società. Il diritto della società in generale e anche delle società particolari a non essere superpopolate, e quindi ad esercitare il controllo delle nascite. Ho parlato di tre diritti: il primo, quello del concepito, è fondamentale; gli altri, quello della donna e quello della società, sono derivati. Inoltre, e per me questo è il punto centrale, il diritto della donna e quello della società, che vengono di solito addotti per giustificare l’aborto, possono essere soddisfatti senza ricorrere all’aborto, cioè evitando il concepimento. Una volta avvenuto il concepimento, il diritto del concepito può essere soddisfatto solo lasciandolo nascere”.
Per spiegare ulteriormente la sua posizione, Norberto Bobbio si è rifatto a Stuart Mill e ai suoi studi sul tema della libertà: “Mi consenta (si rivolge all’intervistatore, ndr) di ricordare il ‘Saggio sulla libertà’ di Stuart Mill. Sono parole scritte 130 anni fa, ma attualissime. Il diritto – secondo Stuart Mill – si deve preoccupare delle azioni che recano danno alla società: ‘Il bene dell’individuo, scrive Mill, sia esso fisico o morale, non è una giustificazione sufficiente’. Dice ancora Stuart Mill: “Su se stesso, sulla sua mente, sul suo corpo, l’individuo è sovrano”. Adesso le femministe dicono: ‘Il corpo è mio e lo gestisco io’. Sembrerebbe una perfetta applicazione di questo principio. Io, invece, dico che è aberrante farvi rientrare l’aborto. L’individuo è uno, singolo. Nel caso dell’aborto c’è un altro nel corpo della donna. Il suicida dispone della sua singola vita. Con l’aborto si dispone di una vita altrui”. Non si tratta naturalmente di riportare la pratica abortiva ai rigori del codice penale, ma di affrontare in modo non semplicistico e ideologico un argomento di tale importanza, ponendolo nel suo corretto contesto, che è proprio quello dei diritti umani, come ci ha insegnato Norberto Bobbio.
L’aborto non può essere considerato un diritto umano. Siamo infatti di fronte a una ferita, a un dramma, a una tragedia che va evitata il più possibile. Pertanto ciò che va fatto è ogni sforzo per salvaguardare il fondamentale diritto alla vita dell’essere umano concepito e per aiutare le donne che hanno difficoltà a proseguire una gravidanza.