Jovanotti: La Chiesa è casa mia
“Se non credi in Dio, in cosa credi? Nel mercato? Nella tecnologia? È bello credere, è bello pensare di essere figli di qualcuno”. Più Aldo Cazzullo (sul Corriere del 24 novembre) lo incalza nelle domande sulla fede, più Lorenzo Cherubini (per tutti Jovanotti) si sente a suo agio. “La Chiesa è casa mia. Ci sono nato dentro”. È sicuramente affascinante questa normalità, condita da tanta fiducia nella vita e nelle persone, di cui, confessa, non riesce ad aver paura. Mai. “L’ottimismo è un dovere. È una forma di militanza. Capire dov’è la luce, quali cose si possono fare. L’ottimismo è la base della democrazia”. È così convinto che il nostro ruolo di persone libere sia di stare vicini alla vita che, nel descrivere l’aldilà, lo dipinge non tanto come un luogo di amore troppo distante, ma di affetto: “Perché l’amore è astratto. L’affetto si tocca, è la carezza, la cura”. Grazie per queste parole, scelte bene e già con la musica dentro, quella universale della speranza a portata di mano: non c’è né retorica né illusione, solo tanta voglia di poter sperimentare, ognuno nella propria esistenza, la ricerca del senso e della gioia, a dispetto delle lagne con cui, spesso, perdiamo tempo e, ahimè, la nostra più sincera umanità.
@Foto dal Profilo Facebook di Jovanotti