Iveco e occupazione
Sindacato e lavoratori, sostenuti da Comune e Provincia, chiedono il rispetto delle intese
Il prefetto Visconti ha risolutamente avocato al suo ufficio la questione lavoro. Lo ha fatto mettendo attorno allo stesso tavolo (ancora virtuale, per ora) i principali attori del manifatturiero bresciano, in ragione di due preoccupazioni che hanno matrice nell’emergenza Covid, nel lockdown e in un ricorso agli ammortizzatori sociali che non ha precedenti per volumi e durata. La prima è legata alla vertenza sindacale apertasi all’Iveco dopo che Cnh Industrial ha lasciato intendere di non ritenere più vincolante l’accordo sugli investimenti sottoscritto appena quattro mesi fa. La seconda è sulle conseguenze sociali derivanti dalla mancata tenuta dei livelli occupazionali. Il Governo mostra di avere ben presente la gravità della situazione tanto che il “decreto agosto” attorno a cui sta lavorando potrebbe contenere la proroga fino alla fine dell’anno sia della cassa integrazione (si spera con qualche correttivo, visto che per quella erogata fino ad oggi si è scoperto che c’è un 28% di aziende che l’hanno chiesta senza avere avuto cali di fatturato) che del divieto di licenziamento attualmente in vigore fino al 17 agosto.
Contemporaneamente però bisognerebbe agire anche su altre leve per aiutare il sistema economico e produttivo a rimettersi in moto. Brescia sarà nel 2023 Capitale italiana della cultura, ma oggi ha urgente bisogno di riaffermare di voler essere capitale di imprenditoria e di lavoro, di voler continuare ad attualizzare la sua straordinaria vocazione manifatturiera.
La vertenza Iveco va iscritta in questa volontà. Sindacato e lavoratori, sostenuti da Comune e Provincia, chiedono il rispetto delle intese. Ma bisogna avere strumenti per battere i pugni – con un’ambizione un po’ più alta del fare rumore – di fronte ad un calo di produzione del 37% e ad una previsione di vendita di 7.500 automezzi a fronte degli 11.600 dello scorso anno. E gli strumenti devono venire da interventi mirati per lo sviluppo, da una strategia per il rilancio del manifatturiero e delle aree in cui è più radicato. Questo ci si aspetta dal Governo, un’indicazione di priorità, una direzione, una dotazione adeguata di risorse. In questa cornice Brescia potrà continuare a pretendere che Iveco resti un presidio industriale di riferimento per il suo territorio. C’è da augurarsi, magari anche grazie all’iniziativa del Prefetto, che riesca a farlo ad una voce sola e con uno sguardo di sistema.