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di CARMINE TRECROCI 02 set 2022 09:56

Istruzione? Un’altra volta, grazie…

Il 23,1% degli italiani tra 15 e 29 anni non è occupato, né impegnato in attività di istruzione o formazione professionale. Si tratta della quota più elevata tra i Paesi dell’Unione Europea, con valori ben superiori alla media continentale sia per i maschi (21,2%) che per le femmine (25%). Questo fenomeno strutturale è sintomo e al tempo stesso conseguenza di distorsioni permanenti del sistema socioeconomico. Le spiegazioni sono varie e complesse, ma tra i fattori più importanti un ruolo determinante viene giocato dall’inadeguatezza del sistema scolastico e universitario, uno dei grandi assenti dal dibattito pubblico. Almeno due tendenze molto chiare forniscono indizi in questa direzione. Da una parte, le indagini dell’OCSE confermano da decenni come i nostri adolescenti abbiano competenze scientifiche, matematiche e linguistiche tra le meno avanzate. C’è senz’altro un problema di efficacia e qualità media dell’insegnamento nelle classi non di punta. Dall’altra, il tasso di istruzione terziaria (ISCED 5-8) della popolazione italiana tra 25 e 34 anni è il penultimo in Europa: i laureati sono una quota piccola della popolazione. A Brescia il dato è inferiore al 30%, mentre nelle province industrializzate d’Europa, con cui il nostro territorio solitamente si confronta, si viaggia sopra il 50%. Nonostante il costo formale dell’istruzione universitaria in Italia sia molto contenuto e il differenziale di reddito post-laurea giustifichi ampiamente l’investimento in istruzione universitaria, i giovani ne sono poco attratti. Le competenze richieste dal nostro sistema socioeconomico non incentivano una maggiore domanda di istruzione terziaria e secondaria di elevato profilo. Ciò si riflette in livelli bassi sia di occupazione (soprattutto femminile) sia di crescita della produttività. L’Italia, la Lombardia e Brescia soffrono di una gigantesca carenza di competenze, cui il sistema scolastico, universitario e quello politico non riesce a porre rimedio. Ciò determina innanzitutto che milioni di cittadini siano incapaci di trovare il proprio spazio di crescita e di equilibrio nella società; poi, un tessuto civile in continuo sfilacciamento. Eppure, sistema scolastico e patrimonio intellettuale sono assenti dal dibattito elettorale, così come dalle priorità dei governi. Ma esistono poche aree di progresso altrettanto rilevanti e concrete.


CARMINE TRECROCI 02 set 2022 09:56