Istruzione inadeguata
Pochi giorni fa l’Ocse ha pubblicato i risultati 2022 dell’indagine PISA, che valuta periodicamente l’adeguatezza dei programmi di istruzione e della preparazione scolastica dei quindicenni. I test PISA si concentrano sul rendimento degli studenti in matematica, lettura e scienze, misurando il grado in cui gli studenti riescono a impiegare ciò che hanno appreso dentro e fuori la scuola, raccogliendo anche informazioni preziose sugli atteggiamenti e le motivazioni degli studenti, e valutando capacità come la risoluzione collaborativa dei problemi, la competenza globale e il pensiero creativo. Lo studio appena diffuso aggiorna gli esiti della precedente tornata (2018) anche per quanto riguarda il posizionamento medio relativo dei sistemi educativi nazionali. Il nostro Paese non emerge bene dall’analisi.
In linea con le passate edizioni, i nostri quindicenni in media dimostrano capacità e rendimenti mediocri, che posizionano l’Italia dopo il trentesimo posto fra gli 82 Paesi analizzati, ben al di sotto dei più importanti Stati Membri dell’UE. Questa evidenza si allinea spontaneamente con almeno altre tre. L’Italia, dopo la Romania, è il Paese UE con il più basso tasso di laureati nella fascia d’età 25-34 anni (meno del 30%), a distanza abissale sia dalla media europea che dai livelli di Francia, Germania, Spagna. Rispetto a queste stesse società ed economie, con cui viene naturale confrontarci anche per crescita economica, la spesa complessiva per ricerca e sviluppo e la crescita della produttività ci vedono da almeno 25 anni in consistente ritardo, in cui si specchia un’analoga, allarmante lentezza della dinamica retributiva.
I costi sociali di questi divari sono tanto rilevanti quanto sottovalutati. L’istruzione è il più efficace “ascensore sociale”: crea opportunità uniche di mitigazione delle disparità e offre le chances migliori di riscatto da condizioni di povertà e disagio, oggi, appunto, in forte crescita. Il patrimonio umano e intellettuale nutrito da esperienze formative di qualità alimenta la capacità innovativa e il pensiero creativo, sostiene la costruzione di una società resiliente e coesa. Il valore dell’impegno, la disciplina mentale e lo spirito di emancipazione connaturati con le attività formative non sono al centro dell’attenzione pubblica, così come non lo è la gravità del persistente sottoinvestimento nella scuola. Il nostro Paese sembra avere un problema serio con l’istruzione e lo studio. Cioè con il proprio futuro.