Irc, una proposta educativa di valore
Qualche tempo fa è stato pubblicato un nuovo volume intitolato “Una disciplina alla prova”, che si propone come un’indagine accurata sullo stato di salute dell’insegnamento della religione cattolica in Italia di fronte alla secolarizzazione e al mutamento delle metodologie e dei percorsi intrapresi dalla scuola...
Qualche tempo fa è stato pubblicato un nuovo volume intitolato “Una disciplina alla prova”, che si propone come un’indagine accurata sullo stato di salute dell’insegnamento della religione cattolica in Italia di fronte alla secolarizzazione e al mutamento delle metodologie e dei percorsi intrapresi dalla scuola; da questo studio dettagliato, che ha coinvolto un campione significativo di insegnanti e di alunni, emerge l’immagine di una disciplina che mostra di essere ancora oggi molto vitale, dato che circa il 90% degli studenti decide di avvalersene come preziosa occasione di crescita, e che ci rivela come gli alunni abbiano buone conoscenze sui contenuti sostanziali della Bibbia e una certa consapevolezza etica.
Ma ciò che soprattutto pare interessante rilevare è come i docenti abbiano indicato nella “volontà di offrire ai giovani una formazione religiosa” la motivazione più significativa che li spinge a portare avanti con impegno il proprio compito educativo: una scelta che esprime la disponibilità “a essere presenti in attività formative e in ruoli di responsabilità nel contesto scolastico”, assumendo funzioni di coordinamento e di aiuto nei confronti dei propri colleghi.
Certamente si tratta di un servizio prezioso, di cui ogni scuola si rende conto giorno dopo giorno, ma che sembra importante poter evidenziare e valorizzare.
È una passione, quella degli insegnanti di religione cattolica, che non viene meno neppure di fronte alle tante criticità. Nell’ultimo messaggio della presidenza della Cei in vista della scelta di avvalersi dell’Irc si afferma che approfittare “delle opportunità offerte dall’insegnamento della religione cattolica a scuola permette di trovare negli insegnanti delle persone professionalmente molto qualificate, ma anche testimoni credibili di un impegno educativo autentico, pronti a cogliere gli interrogativi più sinceri di ogni persona e ad accompagnare ciascuno nel suo personale e autonomo percorso di crescita”.
Dunque, l’insegnante di religione cattolica è la persona della sintesi tra fede e cultura, tra Vangelo ed esperienza storica, tra necessità degli studenti e aspirazioni delle nuove generazioni. Un compito bello, ma certo non semplice!
Com’è senz’altro noto, l’insegnamento della religione cattolica è altro rispetto alla catechesi vissuta in parrocchia, poiché l’Intesa del 2012 fra lo Stato e la Chiesa cattolica ribadisce che tale disciplina è impartita “secondo indicazioni didattiche che devono essere conformi alla dottrina della Chiesa e collocarsi nel quadro delle finalità della scuola”.
In tal senso, frequentare questo insegnamento potrebbe essere utile come formazione culturale anche a chi, pur non essendo cattolico, vuole comprendere meglio la società e la cultura in cui vive; ma per le comunità cristiane, soprattutto, diviene motivo per promuovere la pastorale dello studio e per ribadire che poter imparare qualcosa in più è sempre meglio che non fare nulla.
Come genitori cristiani che vivono il mondo dell’educazione, è importante promuovere e sostenere la scelta dell’insegnamento della religione cattolica a scuola, poiché ciò può educare molti studenti a modificare l’immagine ingannevole di un’ora superflua o inutile alla propria formazione scolastica, generata magari dalla comodità di una pausa nella mattinata o di un minore impegno nello studio.
L’invito, dunque, è di interrogarsi, come unità pastorali, in merito al valore scolastico dell’insegnamento della religione cattolica a scuola oggi come occasione di approfondimento culturale del pensiero cristiano, come spazio per il confronto e il dialogo con l’altro e come luogo di sviluppo dell’intelligenza degli alunni in ambito religioso.