Io ballo da solo
Fortuna che l’Italia balla da sola e non ha partecipato ai mondiali del Qatar. Ci siamo evitati figuracce sportive ma possiamo guardare con occhi limpidi a questa bella vetrina in cui non si è badato a spese. Il dio denaro ha obbligato a giocare nel bel mezzo dell’inverno. E pure nel deserto. Ma con i soldi si possono fare strutture eccezionali e dare compensi ancora più eccezionali. Poi, a inizio competizione, è scoppiata la polemica dei diritti negati ai lavoratori di quella nazione. Verso la fine torneo ecco lo scandalo degli europarlamentari “pagati” per dire bene della nazione ospitante. Prima ancora di parlare di calcio giocato si è cercato di far diventare questo sport una sorta di grimaldello con cui rendere migliore il mondo e punire i cattivi. Criterio per altro non usato recentemente alla Scala di Milano. Ebbene, non dimentichiamoci mai che il calcio è gemellato col mondo dello spettacolo non con i difensori dei valori universali. E lo spettacolo si nutre di stupore, di emozioni e di eventi creati per aumentare gli ascolti. Eccoti in diretta televisiva: il ballo del piccione; la caccia al tifoso con l’abbigliamento più bizzarro, con il trucco più carnevalesco e con lo sguardo da pesce lesso.
E il pubblico aumenta il livello di ignoranza pur di essere ripreso e trasmesso in mondovisione. Non c’entra la scaramanzia e neppure l’amore per la propria maglia. Lo spettacolo è spettacolo! Ed i giocatori si sono dimostrati attori nati. Ecco l’emozione nel volto che urla, nel tatuaggio in bella mostra, nello sfottò alla squadra avversaria sconfitta senza rispettarne neppure il pianto. Si incontrano lacrime e sorrisi; emozioni vere ed emozioni costruite per saziare il circo mediatico. Tra i tanti, la nazionale brasiliana si è inventata un rito di squadra che ha coinvolto pure i cronisti italiani. Balla tu che ballo anch’io: ecco il ballo del piccione. Ma il piccione è stato abbattuto con le fucilate dei goal della Croazia. La piccola Croazia ha battuto il gigante Brasile. E non si balla più. Qualcuno si è dimesso, altri hanno chiesto scusa e sono tornati a casa umiliati. Ecco perché io ballo da solo. Per cercare di non perdere di vista i valori veri dello sport. Per non farmi condizionare. Perché i miei riti scaramantici non sono sul mercato della popolarità mediatica. Lo spettacolo deve continuare ma lo sport vero deve vivere l’essenza e la grandezza dei valori che rappresenta. Ci vorrebbe qualche cacciatore in più nel nostro mondo per abbattere i piccioni della vanità e della superficialità.