Inno al volontariato
Luciano ha ottantatre anni. Nella sua vita si è impegnato prima per i diritti dei lavoratori, poi per l’inquinamento nel suo paese; ha fatto per una dozzina d’anni volontariato con persone affette d’Alzheimer, aiutando a portarle in gite all’esterno della struttura residenziale. Attualmente, alla sua veneranda età, si è guadagnato sul campo il titolo di maestro del coro in un centro diurno per anziani (tra l’altro il canto è un’attività ricca di stimoli cognitivi e relazionali), in cui si reca regolarmente tutti i martedì.
Insomma, Luciano è da una vita che si impegna socialmente e fa del volontariato. E non lo fa con le parole (anche se è un ottimo oratore), ma con i fatti. Le sue emozioni non si fermano al cuore, ma passano nelle sue mani e nei suoi piedi. L’emozione non basta per cambiare le cose: ci vogliono azioni fattive. L’emozione è necessaria, ma non sufficiente per cambiare le cose; la spinta propulsiva parte dal cuore, ma non deve fermarsi lì, deve essere canalizzata in comportamenti per lasciare un segno in ciò che ci circonda. Quanti di noi parlano e non fanno?! Quanti di noi si lamentano delle situazioni, ma non fanno niente per cambiarle, per portare il loro contributo, seppur piccolo?! Scrive George Bernanos: “…responsabile della nostra estinzione non sarà la crudeltà…ma saranno invece la docilità, la mancanza di responsabilità dell’uomo moderno, la sua accettazione meschina e servile di qualunque comune affermazione. Gli orrori che abbiamo visto, gli orrori ancora più grandi che presto vedremo, sono segnali… che c’è una crescita costante del numero di uomini obbedienti e docili”.
Queste parole ci inchiodano ad una responsabilità personale; evidenziano non tanto gli sbagli commessi, ma le omissioni. E qui, nessuno può assolversi, perché possiamo sempre fare di più di ciò che facciamo. Quanto bene potremmo fare e non facciamo! Se non vogliamo farlo per altruismo, sperimentiamo le ricadute positive in termini di benessere su noi stessi. Non importa che tipo di impegno assumiamo; possiamo scegliere in base a ciò che è più confacente alla nostra natura, sensibilità, valori, storia personale. C’è posto per tutti, infinite possibilità. Impegnarsi socialmente non è solo altruistico, ma fa bene individualmente: fa sentire riconosciuti, valorizzati, auto-efficaci, gratificati, appartenenti ad una comunità. Anche un impegno sociale costituisce la nostra identità: noi siamo anche ciò che ci appassiona. Soprattutto se ciò che ci appassiona viene portato avanti con costanza, nel tempo. “Noi siamo ciò che facciamo ripetutamente”, Aristotele.