Imparare dal film di Pelè
Di Pelè ho visto “in diretta” un solo goal: la spettacolare rovesciata, quasi immobile a mezz’aria, in “Fuga per la vittoria” che, nella trama del film, permette agli alleati di pareggiare i conti con i disonesti tedeschi e di poter fuggire scortati dalla gente che dagli spalti invade il campo di gioco, una volta che anche il portiere alleato (interpretato da Sylvester Stallone) para all’ultimo minuto l’unico giusto rigore assegnato.
In quel film Pelè non risultava un personaggio famoso ingombrante, né tanto meno fuori luogo: non era nel cast perché era famoso, ma perché recitava quello che già faceva. La rovesciata gli riuscì come una cosa normale, come pure aiutare gli altri a vincere la partita: non era una parte forzata, ma qualcosa vicino al senso del proprio essere campione. Un raro esempio di come non fu l’uomo ad essere strumentalizzato dal calcio, ma l’uomo a sfruttare il calcio per essere e fare di più: ambasciatore Onu e Unesco per tante sfide di povertà educativa nel mondo. Infantino, il presidente della Fifa, ha proposto di dedicargli uno stadio in ogni nazione: sarebbe più pertinente dedicargli una scuola. Così potrebbero ritornare tutti, dal presidente della Fifa in giù, a reimparare dal film di Pelè.