Il voto è più vicino
La parola degli italiani dovrà levarsi ancora una volta alta per indicare il cammino. Per questo le elezioni anticipate non sembrano, e forse e bene che non debbano, essere tanto lontane
Il giorno dopo il referendum è arrivato. La vittoria netta e inequivocabile del No con il suo 59% e oltre di consensi contro il 41% scarso del Sì aprirà probabilmente un’autostrada verso la chiusura repentina della legislatura. I passi istituzionali vedono protagonista il Quirinale, che, congelate le dimissioni di Renzi in attesa del voto sulla legge di bilancio, dovrà gestire successivamente la nuova fase che vede nella legge elettorale l’incognita più spinosa. Mentre alla Camera si voterebbe infatti con l’Italicum che produrrebbe una maggioranza certa, al Senato vige il Consultellum (il Porcellum depurato dalla Corte costituzionale) che invece non porterebbe a nessuna maggioranza a Palazzo Madama.
Pertanto ci aspettano giornate convulse. Finiti i brindisi gli antirenziani del fronte del No hanno già ricominciato a dividersi (come era assolutamente prevedibile). M5S e Lega spingono per il voto subito, Forza Italia punta a una nuova legge elettorale di stampo proporzionale da fare insieme al Pd, ma i democratici restano divisi. La minoranza non vuole le elezioni subito, mentre i renziani (a cui si aggiungono Ncd e Area popolare) sono forti di quel 41% di consensi (la stessa percentuale che prese alle elezioni europee anche se nel referendum ha avuto due milioni di voti in più ) e che Renzi non intende disperdere, ma vuole capitalizzare. Sa che non sarà facile. Perciò i renziani hanno fatto i conti e sono certi di poter fare affidamento su cento deputati disposti a seguire il leader in ogni caso. Quando si tratterà di dare la fiducia a un nuovo governo, ma soprattutto quando sarà la volta di togliergliela per andare al voto. Intanto il Matteo bastonato, dopo il primo “lascio tutto”, sembra essere intenzionato a restare segretario del Pd e a traghettare il partito nella nuova fase che si è aperta. Poi vedrà. Questo fa il Palazzo.
E gli italiani? Intanto si sono espressi e in massa. L’espressione del voto è sempre un valore, qualunque ne sia il suo segno. L’affluenza del 68% degli aventi diritto è un grande risultato in un tempo di costante distacco dalle istituzioni e dalla politica. Gli italiani hanno inteso partecipare e si sono espressi. Democrazia matura o potenza di una campagna elettorale al vetriolo che ha trascinato tutto e il contrario di tutto? Meglio credere nella prima ipotesi anche se consegna l’Italia all’ennesima incerta sfida per il futuro. Il No detto in modo così chiaro spariglia le carte e fa ripartire ancora una volta tutto da zero. Di fatto i cittadini hanno consegnato ancora una volta carta bianca alla classe politica imperante per rimettere mano alle regole del gioco, alle allenze e al futuro del Paese. Fiducia incondizionata... ben riposta? Chissà. La forte e violenza polarizzazione di questi mesi ha solo il “merito” di aver spazzato via l’ostacolo di un premier che si credeva invincibile. L’alternativa è però ancora molto, molto incerta. La parola degli italiani dovrà levarsi ancora una volta alta per indicare il cammino. Per questo le elezioni anticipate non sembrano, e forse e bene che non debbano, essere tanto lontane.