Michele, Sara e la vita donata
Sorridente e mai superficiale. Spensierato ma attento ai problemi del mondo. Ha gettato nello sconforto l’omicidio in Messico di Michele “Miguel” Colosio, il 42enne originario di Borgosatollo che ha valorizzato in Centro e in Sud America la sua strada. Lavorava come tecnico radiologo agli Spedali Civili, ma non si era accontentato. Si era messo in discussione. Troppo forte la chiamata degli ultimi tra gli ultimi. Era convinto che bisognava dare, aiutare e “fare popolo” nella fratellanza, senza distinzioni. Non è scontato. Non è facile.
Sappiamo bene che andare controcorrente costa fatica e si corre il rischio di non essere compresi perché la società va in un’altra direzione. In Chiapas ha trovato se stesso: un podere da coltivare con e per i contadini e soprattutto una collaborazione molto stretta con la Casa de Salud Comunitaria che lotta per il diritto alla salute della popolazione più povera. Ha coltivato l’amicizia, il regalo più grande. È stato capace di immergersi nella cultura locale rifuggendo il virus di quella presunta superiorità che spesso accompagna anche il mondo del volontariato nel sud del mondo. “Stare con gli ultimi – scriveva don Tonino Bello – significa lasciarsi coinvolgere dalla loro vita. Prendere la polvere sollevata dai loro passi. Guardare le cose dalla loro parte”. Ha operato in un contesto complicato nel quale il narcotraffico semina violenza e paura con uno Stato debole e segnato dalla corruzione. E per ricordare Colosio a San Cristobal de Las Casas è stata fatta una fiaccolata per denunciare ancora una volta la situazione. In Messico, non guasta ricordarlo, circolano molte armi italiane made in Brescia.
Mandiamo cooperanti, ma al tempo stesso armiamo la criminalità organizzata e anche quella Polizia che non si è distinta per il rispetto dei diritti umani. La vita donata di Miguel ci consegna alcune eredità importanti, su tutte l’umiltà di camminare in mezzo alla gente. Michele si è sporcato le mani. La sua vita è donata nella misura in cui anche qui ci accorgiamo di quanto possiamo essere una risorsa per gli altri. Ognuno con il suo carisma, con il suo lavoro e con la sua vocazione. Borgosatollo confina con Castenedolo, una terra solidale che ha conosciuto negli anni Novanta l’amore di Enrica Lombardi per gli orfani del Rwanda.
In questo tessuto è stata accolta da una famiglia italiana ed è cresciuta la 28enne Sara Loda, che ora ha deciso di partire come laica fidei donum, perché quel “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” è qualcosa di dirompente. Operatrice socio sanitaria alla Casa di Dio, da dicembre vivrà in Togo per tre anni e prenderà parte alla missione Cuori Grandi attivata nel 2012 dalle Canossiane, suor Patrizia e suor Maristella, nel villaggio di Amakpape.
Michele e Sara non sono due mosche bianche. Sono tanti i giovani e i meno giovani che anche solo per il periodo estivo decidono di cambiare punto di osservazione. Sono tanti i missionari che hanno dedicato e dedicano la loro esistenza. Sono tanti i volontari attivi nella cooperazione internazionale che rappresenta il nuovo volto della missione. Non tutti siamo nelle condizioni di poter “andare”, ma abbiamo l’opportunità di provare a cambiare il nostro stile di vita o perlomeno ad aprire gli occhi su quello che succede attorno a noi.