Il sogno di una fraternità universale
“Ecco un bellissimo segreto per sognare e rendere la nostra vita una bella avventura. Nessuno può affrontare la vita in modo isolato […]. Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!”. Ho una simpatia particolare per queste parole che papa Francesco condivide al numero 8 dell’enciclica “Fratelli Tutti”, parole che possono ispirare il nostro modo di essere una comunità umana e credente. Parole che, però, nuovamente finiscono per infrangersi contro la totale inadeguatezza metodologica proposta dal Protocollo Italia-Albania per la gestione dei richiedenti asilo.
Non è mio compito fare un’analisi sul rispetto della legislazione in merito di diritti umani o di trattati internazionali, rilevo semplicemente la precisa volontà di far percepire questo argomento come un problema e non come un’opportunità di crescita. Leggendo il bando di gara pubblicato dalla Prefettura di Roma, si capisce che c’è una posta in gioco di 34 milioni di euro che escludono molte spese vive: il trasporto delle persone, l’assistenza sanitaria e il pagamento delle utenze di 3 strutture di accoglienza. A questa semplice osservazione voglio legare la deduzione di voler far percepire la presenza di coloro che arrivano nel nostro Paese come un problema: si sottraggono ingenti risorse alla gestione in Italia di hotspot e Cpr (Centri per il rimpatrio) che vengono descritti costantemente “al collasso” ma solo perché non vengono utilizzati tutti quelli disponibili con la scusa di non avere le risorse. Mi chiedo il significato di costruire da zero strutture in un altro Paese. Sono un buon conoscitore dell’Albania avendoci vissuto per 10 anni, conosco il piccolo porticciolo turistico di Shengjin e la grande pianura di Gjader.
Non c’è nulla oggi: perché costruire da zero tutte queste strutture per un’accoglienza a regime di 880 migranti (a cui aggiungere i 60 alloggi riservati all’ente gestore) quando mandiamo in degrado molte altre strutture già presenti? Dov’è la passione che anima il nostro desiderio di costruire una fraternità universale? Se davvero vogliamo sostenere l’Albania, uno stato economicamente bisognoso di aiutp per la costruzione del futuro dei suoi giovani, potremmo investire risorse per generare possibilità di lavoro, ma questo non avrebbe una pubblicità mediatica perché il vero bene è silenzioso, meglio allora fare la voce grossa sulla pelle dei migranti… Mi auguro che, nessuno abbia avuto il coraggio di candidarsi con il bando di gara. Mi auguro che il sogno di costruire un’umanità con un’attenzione alle diversità possa continuare a realizzarsi nel cuore delle comunità, chiamate a riscoprire meglio i sogni nascosti nella loro identità cristiana.