Il rifiuto della violenza
Uscita dalla tragedia della seconda guerra mondiale, l’umanità sognava un futuro fondato sulla crescita economica e il progresso tecnologico. Quali migliori basi per una convivenza pacifica, al punto che la guerra non sarebbe stata più “conveniente” nella società del benessere diffuso. La globalizzazione poi evocava la possibilità di estendere questa condizione a tutta la famiglia umana, ignorando come una tale prospettiva si fondasse proprio sulle disuguaglianze tra i paesi. Infatti non vi erano, e soprattutto non vi sono oggi, risorse sufficienti perché 8,8 miliardi di persone vivano al livello di benessere dell’esigua minoranza di una parte del nord del mondo.
Così le guerre non sono mai cessate, ma si sono combattute in angoli lontani, anche quanto scatenate dai paesi più “sviluppati”. Poi, la guerra nei Balcani, in Siria, l’attentato alle torri gemelle, il terrorismo nel cuore dell’Europa, e – ancora – l’invasione russa dell’Ucraina, già nel 2014 e poi nel 2022 e da ultimo la fase di nuovo acuta del conflitto israelo-palestinese, ci hanno fatto ricordare che la guerra è ancora presente, anche nel cuore dell’Europa e del Mediterraneo. La crescita tecnologica e il benessere non sono andati di pari passo con la crescita delle coscienze, come invocava don Lorenzo Milani, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Un maestro che ha speso la sua troppo breve vita per educare pochi giovani in una sperduta località di montagna. La sua capacità di leggere la storia, soprattutto con riferimento alle guerre, e la sua fatica per crescere coscienze critiche rimangono un faro anche dopo la sua morte. Come tutti i profeti, non ha cambiato il corso della storia, ma ha mostrato che una possibilità esiste. Se la violenza continua imperterrita a scatenarsi, è infatti ancora oggi a causa dell’ignoranza, che è debolezza di argomenti.
Eppure, quanto tempo serve per educare e quanto poco basta perché la violenza si propaghi, costringendo a scegliere da che parte stare, sempre convinti di stare “dalla parte giusta della storia”? Di fronte al deflagrare di un conflitto pochi sanno resistere al tentativo di prevalere, convinti che la soluzione sia eliminare la parte avversa, ignari che le ferite della storia guariscono in secoli. Recuperiamo dunque il dovere della formazione di coscienze libere, che sappiano cercare la verità, coltivare la tolleranza e rifiutare l’omologazione. Non è forse l’unica speranza quella che nessuno più si presti ad uccidere un suo simile, obbedendo a quella legge non scritta che alberga nel nostro cuore? “Una gran parte dell’umanità la chiama legge di Dio, l’altra parte la chiama legge della Coscienza” (Lorenzo Milani, Lettera di autodifesa al processo per apologia di reato, 1965).