Il Natale svela il valore dell'uomo
"Quanta umanità si respira nel mistero del Natale? Indubbiamente molta. Forse è anche questa la ragione per cui il presepe ci attira tanto. Un misto di tenerezza e di umiltà, ma anche di trascendenza. La semplicità del bambino nella mangiatoia porta in sé la grandezza del Signore dei cieli. Fragilità e onnipotenza: in questo stridente paradosso sta il segreto del Natale". L'editoriale del Vecovo
Quanta umanità si respira nel mistero del Natale? Indubbiamente molta. Forse è anche questa la ragione per cui il presepe ci attira tanto. Un misto di tenerezza e di umiltà, ma anche di trascendenza. La semplicità del bambino nella mangiatoia porta in sé la grandezza del Signore dei cieli. Fragilità e onnipotenza: in questo stridente paradosso sta il segreto del Natale. Un segreto simile a quello della stessa nostra umanità. Lo dice bene il Salmo 8: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cos’è l’uomo perché te ne ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”.
Non siamo forse poca cosa di fronte alle forze della natura e all’immensità dell’universo? Non ci sentiamo estremamente fragili di fronte alle malattie e alle disgrazie? Possiamo forse negare che a volte il futuro ci fa paura per l’incertezza che porta con sè? Chi può dominare il tempo o decidere a nostro favore il corso della storia? Eppure una voce misteriosa e tenace, la voce della nostra coscienza, continua a ripeterci che noi veniamo dal cielo e che al cielo siamo destinati, che là i nostri nomi sono scritti, che siamo molto cari a Dio e che perciò il nostro cuore giustamente reclama grandi orizzonti. Il Natale del Signore è così anche rivelazione dell’umano in tutto il suo valore, nella sua ricchezza e dignità. Siamo da sempre predestinati, nell’amore, ad essere santi e immacolati al cospetto di Dio. Nel Messia bambino che è avvolto in fasce nella grotta di Betlemme raggiunge il suo vertice la straordinaria verità che l’intera Scrittura annuncia: l’umano che è in noi è riflesso della gloria di Dio. Riconosciamo dunque la grandezza della nostra umanità. Non perdiamola. Difendiamola. Onoriamola. Siamo corpo e anima, libertà e coscienza, volto e cuore. Non siamo semplicemente clienti e consumatori, fruitori di tecnologia, abitanti spavaldi e spaesati del mondo digitale.
La nostra vita vale infinitamente di più dei mille prodotti che la pubblicità ogni giorno ci squaderna davanti. L’abbraccio che ci scambiamo in occasioni importanti porta con sé un calore di umanità che Facebook e twitter neanche immaginano. Lo sguardo silenzioso e affettuoso che ci scambiamo in momenti indimenticabili non avrà mai un suo corrispondente tecnologico. E soprattutto: non temiamo di mostrarci deboli. Là dove l’umanità è vera la fragilità non è costretta a nascondersi. Non sarà necessario dimostrarsi sempre perfetti, sempre allegri, sempre in forma. Non sarà indispensabile nascondere i propri limiti, le proprie insicurezze, le proprie ferite. L’umanità è anche accoglienza amorevole delle reciproche debolezze. Anzi è soprattutto questo. Tenerezza ed umiltà. Come nel presepe. Il Dio con noi, che nasce nel freddo di una grotta e che un giorno salirà sulla croce ha fatto della debolezza umana il trono della sua gloria. Buon Natale a tutti.