lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di ROSSELLA DE PERI 28 apr 2023 10:46

Il mondo dei cattivi

Daniela si lamenta della sua collega: “Mette zizzania! Mette in giro voci false sulle persone, gratuitamente! Inventa informazioni sulle altre colleghe, informazioni che non possono che creare un’immagine negativa di quella persona. Ma non capisco neanche il perché: perché non ci ha litigato con quella persona, non è successo niente! Sembra godere nell’infangarla! E senza uno scopo! È proprio cattiva!”.

In tv si sente testimoniare un vicino di casa di un uomo che ha picchiato la madre. Afferma con veemenza che fin da piccolo quest’uomo era un attaccabrighe: andava per il quartiere provocando tutti, minacciando, spesso aggredendo. Questo vicino conclude dicendo: “È cattivo!”. La parola “cattivo” deriva dal latino “captivus” e significa “prigioniero”.Se pensiamo ad una persona che nella nostra vita relazionale definiremmo “cattiva”, di chi \ di che cosa è prigioniera? È prigioniera dei suoi problemi, cioè di se stessa. È cioè determinata nelle sue modalità di essere, di relazionarsi, di stare nel mondo dai suoi problemi interiori \ psicologici.

I nostri atteggiamenti, i nostri comportamenti sono determinati da ciò che abbiamo dentro, da come stiamo dentro. Siamo cioè legati a ciò che abbiamo dentro, nel bene e nel male: emozioni, vissuti, esperienze, interpretazioni, pensieri, valori, razionalità, etc. Ciò che buttiamo all’esterno, ciò che mettiamo fuori di noi è determinato da ciò che abbiamo dentro di noi. Non può che essere così. Noi siamo ciò che abbiamo dentro. Non siamo come il cane di Pavlov che ad un determinato stimolo reagiva con una risposta condizionata. Per noi umani ciò che abbiamo dentro è ciò che si frappone tra lo stimolo e la risposta, è la nostra interiorità.

Per una persona socialmente definita “cattiva” il suo dentro problematico si riversa all’esterno con atteggiamenti e comportamenti problematici. Non può che essere così. Questa persona spesso non è neanche consapevole dei problemi che si porta dentro. Per questo può essere considerata ancora di più prigioniera, prigioniera di se stessa. Non esistono persone cattive, ma persone problematiche. Se tenessimo presente questo concetto, forse riusciremmo più facilmente a reagire diversamente nei loro confronti e a provare meno rabbia e indignazione. inoltre, quando un atto è efferato, non si può usare un normale criterio di giudizio perché siamo, normalmente, nell’ambito della patologia mentale. E, di fronte, ad una persona malata deve calare il silenzio. Ci metteremmo a criticare un malato fisico per i problemi che può creare? Penso di no. Allo stesso modo, anche se ci riesce più difficile, per un malato mentale.

ROSSELLA DE PERI 28 apr 2023 10:46