Il momento delle scuse tardive
È arrivato il momento di chiedere scusa alle tante donne che, ogni giorno, convivono con la paura di un marito, di un compagno o di un fidanzato violento. Abitano accanto a noi, ma spesso non hanno il coraggio di denunciare. Un po’ per il timore delle conseguenze, un po’ per cercare di salvare l’amore. Sgomberiamo subito il campo da possibili equivoci: chi utilizza la violenza, non ama. Purtroppo, però, chi la subisce spesso ama ancora. Nonostante tutto. Ed è disposta ad annullarsi come ha fatto Luisa (il nome è di fantasia) che per 20 anni ha portato nel suo cuore il peso di una relazione malsana. Aveva avuto delle avvisaglie i primi anni del matrimonio, ma aveva individuato nella precarietà lavorativa una possibile causa. Aveva sperato nella risoluzione dei problemi con l’arrivo di un figlio. Poi con il secondo. Si era abituata alle angherie e alle pressioni psicologiche di un uomo che la faceva sentire una nullità. Era umiliata in continuazione. Solo quando il marito minacciò i figli, capì che era giunto il momento di prendere le distanze. Così intraprese un percorso per riprendere in mano la propria vita. Casa Betel non a caso intitolò il libro per il ventennale “Il Giardino della Rinascita”. Nella struttura della Caritas Diocesana sono state accolte complessivamente 1000 donne che sono state aiutate a ricostruire la propria autostima, perché i sentimenti, le emozioni, la fiducia, l’autonomia e la capacità di collaborare con gli altri vanno in frantumi.
Nel 2021, ad oggi, sono 83 le donne che hanno perso la vita a causa della violenza, nel 2020 e nel 2019 erano 69, 72 nel 2018. Il femminicidio è solo la punta dell’iceberg: è l’ultimo stadio di un percorso di violenze di carattere psicologico, fisico ed economico. Il divieto di avvicinamento non basta: la legge deve insistere sul recupero dei rei, che vanno accompagnati perché possano ritrovare se stessi. C’è il rischio concreto che con altre donne possano nuovamente instaurare un rapporto malsano. La Giornata contro la violenza sulle donne ci ricorda l’importanza di non abbassare la guardia, di riprendere, anche con i più giovani, quell’educazione all’amore che diamo spesso per scontata. Dobbiamo anche chiedere scusa per tutte le volte che giudichiamo le donne con superficialità, che ironizziamo sul loro percorso quando ricoprono un posto di rilievo e che utilizziamo un linguaggio maschilista per mascherare le nostre fragilità umane. La violenza contro le donne viene alimentata da una società malata nella quale, anche noi, forse inconsapevolmente, recitiamo una parte.