Il mistero del sindacato quiescente
Nel dicembre 2022, l’indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato dell’11,6% su base annua. L’ISTAT aggiunge che i dati tendenziali proiettano inflazione elevata e persistente anche per i prossimi mesi. Salariati, stipendiati e pensionati stanno subendo, quindi, una silenziosa ma consistente riduzione del loro potere d’acquisto, di almeno il 10% all’anno.
L’ultima volta in cui si registrò un’inflazione così alta (1984-85), la CGIL mobilitava e portava ripetutamente in piazza milioni di lavoratori per difendere diritti e salario. Nel 1984 il governo presieduto da Bettino Craxi varò un decreto per il contenimento dell'inflazione che, tra l'altro, congelava alcuni punti della Scala Mobile, il meccanismo di indicizzazione semi-automatica di salari e stipendi all’inflazione. Su pressione di sindacati e forze politiche, quel taglio fu accompagnato da agevolazioni fiscali, dal blocco dell'aumento degli affitti a canone amministrato e delle tariffe pubbliche e dal varo di norme di maggiore severità contro l’evasione fiscale. La CGIL e il PCI di Enrico Berlinguer (che morì nel giugno del 1984) raccolsero le firme per il referendum abrogativo del decreto, che si svolse nel 1985, segnando una sconfitta di misura per i promotori. Grazie anche al raffreddamento della Scala Mobile, ma soprattutto a politiche monetarie più rigorose, l’inflazione iniziò proprio quell’anno a scendere stabilmente.
L’eccesso di conflittualità non risolve praticamente nulla, anzi, può solo rendere più arduo affrontare le questioni strutturali del Paese, dall’istruzione, alla salute, all’equità. L’attenzione per la stabilità economica di decine di milioni di persone, le sofferenze di fasce estesissime di lavoratori sostanzialmente indifesi dalle frustate del costo della vita, tuttavia, richiederebbero una rappresentanza ben più concreta di quella le principali forze sindacali e politiche stanno mostrando. Qualche brontolio, un comunicato stampa qua e là, non molto di più.
Non mancano di certo proposte moderate per la dignità e il futuro delle persone. Perché non chiedere la riapertura dei contratti collettivi di lavoro, vista l’emergenza, e negoziare una compensazione almeno di parte del potere d’acquisto perduto? Perché non sollecitare il recupero almeno della crescita della produttività? Perché non rivendicare una contrazione più sostanziosa del cuneo fiscale e una più efficace tassazione degli extraprofitti energetici, finanziando così interventi straordinari per assistenza, salute, istruzione?