Il mister cambia...
Ogni cuoco cucina con gli ingredienti che possiede. Ogni allenatore spreme il meglio dai suoi giocatori. Questo gli viene domandato e non può fare molto di più
Buona la prima! È andata di lusso a Gigi Cagni, il nuovo allenatore del Brescia Calcio. Ha esordito con un pareggio contro la squadra dello Spezia, nettamente superiore sulla carta. Va riconosciuto il ruolo determinante avuto dalla “dea fortuna” più che dai giocatori bresciani. Ma dopo sette sconfitte in nove partite, anche un punticino fa buonumore. Del resto, non illudiamoci, non è certo il cambio dell’allenatore a risolvere tutti i problemi di una squadra di calcio. Più volte domandai a Gino Corioni perché cambiava allenatore cosi spesso (ne cambio 18 in 15 anni). Mi disse: per dare una scossa all’ambiente! Oggi, altri dirigenti, paragonano il cambio di allenatore ad una trasfusione di sangue. Da nuova energia, mi hanno detto, ma se il malato è grave non bisogna aspettarsi miracoli. Ogni cuoco cucina con gli ingredienti che possiede. Ogni allenatore spreme il meglio dai suoi giocatori. Questo gli viene domandato e non può fare molto di più.
In un gioco di squadra come il calcio non può essere una sola persona a condizionare l’esito del risultato. Mister Cosmi diceva spesso che quando vinci è merito dei giocatori, ma se perdi cacciano via l’allenatore. Da un nuovo allenatore ci si aspetta che sappia dare al gruppo nuovo entusiasmo, voglia di sacrificarsi e di lottare per un ideale alto. I risultati saranno l’esito della maturazione e della passione dei giocatori presenti nel gruppo. Nessuno nega l’importanza della fortuna, degli infortuni possibili, degli errori arbitrali e delle cause collaterali. Ma questi sono bruscolini rispetto alla sostanza del risultato. La cura di un mister è paragonabile alla cura di un vescovo: da solo non può fare nulla! Un paragone molto caro nella chiesa bresciana che nei prossimi mesi attende un cambio di allenatore a guidare la diocesi.
Nessuno si aspetta che la presenza di un nuovo Vescovo faccia aumentare i fedeli a Offlaga o che moltiplichi i genitori alla catechesi di Piffione. E proprio questo ci insegna a riflettere molto di più ed a contestare molto di meno. Tutti possono fare la loro parte ed essere protagonisti senza addossare ad altri la responsabilità del fallimento e della mancanza di risultati. Tutti possono dare il loro contributo alla buona riuscita di un campionato: i commenti della stampa, il tifo degli spettatori, l’impegno dei giocatori e la qualità dei dirigenti. Il lavoro dei singoli è la vera forza del gruppo. Ed il lavoro del gruppo è molto più della somma dei singoli. Dentro e fuori il campo da gioco.