Il massimo del controllo
La fede, per definizione, non può essere del tutto spiegabile razionalmente, altrimenti non sarebbe fede.
Gianluigi è perennemente alla ricerca delle risposte alle sue perenni domande di fede. È passato dal cristianesimo al buddismo, dal buddismo alla “legge d’attrazione”, dalla “legge d’attrazione” di nuovo al cristianesimo. Si informa molto rispetto al tema spirituale; cerca continuo materiale in internet; va da una guida spirituale, ma se sente di un qualche “carismatico”, gli chiede un colloquio per risolvere i suoi dubbi. Cambia gruppi di spiritualità in continuazione alla ricerca di ciò che più gli aggrada, senza trovarlo mai. Ha un’ottima cultura religiosa, ma c’è sempre un qualche tarlo in questo campo che non gli dà pace. Vorrebbe avere tutte le risposte, non avere dubbi, che tutto il suo mosaico fosse perfetto, senza un qualche tassello che non trova posto. Ma la fede, per definizione, non può essere del tutto spiegabile razionalmente, altrimenti non sarebbe fede. Può essere sano avere dubbi in fatto di fede, ma questi non devono diventare dei tarli, non devono diventare ossessioni, altrimenti è patologia. Gianluigi infatti ha questa modalità anche nelle altre dimensioni della sua vita, non solo in quella religiosa. Scandisce le sue giornate in modo molto abitudinario, ha schemi fissi, tutto è incasellato alla perfezione. Deve fare certe cose in determinati giorni, cascasse il mondo; diversamente non si toglie il pensiero dalla testa e si sente insoddisfatto, non tranquillo, nervoso, in colpa. Deve fare un certo numero fisso di flessioni il giovedì pomeriggio, lavare l’auto il sabato pomeriggio, mangiare solo cibi “sani”, ecc. Se qualcosa non va secondo i suoi piani si sente in uno stato d’ansia, come se un equilibrio fosse rotto. Non sa essere elastico, flessibile. Non sa cambiare programma; se è costretto a farlo per un qualche imprevisto, è un dramma. Lui vorrebbe tutto sotto controllo, ma così, tutto controlla lui. Perché è come ingabbiato, irretito, costretto. Gianluigi non sa che il massimo del controllo è non avere controllo. Allora davvero sarà libero perché non dovrà controllare tutto. Se abbandona il controllo non ne sarà più controllato, quindi non ne sarà più schiavo. E allora sarà lui a condurre il gioco. Sarà un vincere senza combattere. E questa è la migliore vittoria.