di MASSIMO VENTURELLI
19 apr 2015 00:00
Il Mare nostrum e l'altipiano di Lussu
Dinanzi a una nuova tragedia si sprecano le parole vuote
Troppo banale affermare che l'ennesima tragedia verificatasi nel canale di Sicilia non può lasciare indifferenti, perché si tratta di una frase che un po' tutti in queste ore hanno fatto propria. È stato così per i leader politici che se ne sono impadroniti chi per chiedere all'Europa quella partecipazione che sino a oggi ha negato nella gestione di quella che è a tutti gli effetti una catastrofe umanitaria, chi, con le elezioni alle porte, per dare contro al governo e per dire che per 700 che non sono riusciti a sbarcare sulle coste italiana ve ne sono altre migliaia e migliaia pronti a tentare la sorte, chi ancora, con un minimo di coscienza, per dire che è necessario passare dalle parole ai fatti e cercare di regolamentare queste partenze con una azione da mettere in campo già sulle coste libiche...Insomma, serve un'azione decisa per andare a
Nella maggior parte dei casi, comunque, si è trattato di frasi e di annunci che sembrano molto a quei messaggi programmati che sono nella memoria degli smartphone, pronti per essere usati alla prima occasione.
Peccato che in molti casi manchino dell'unico elemento utile a renderle credibili nel bene e nel male: quello della conoscenza delle storie, dei volti di chi sceglie o è costretto a salire sui barconi della morte.
Ci sono alcune pagine di "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu, uno dei capolavori della letteratura italiana del Novecento, che si prestano alla perfezione a raccontare quello a cui stiamo assistendo. Lussu dedica parte del suo romanzo a dare conto delle strategie e delle teorie di improbabili generali che, pur non avendo messo piede nemmeno per un'ora al fronte, pontificano su come sia meglio affrontare il nemico annidato nelle trincee al di là del filo spinato. Un nemico di cui, però, non conoscono molto di più del fatto che è stato mandato al fronte a difendere la causa austriaca. Un giorno il protagonista si trova nella possibilità di vederlo in faccia, di sentire la sua voce, di osservarlo in gesti e atteggiamenti che sono proprio come i suoi e di capire dai suoi sguardi che, proprio come lui, odia quella guerra che qualcuno l'ha mandato a combattere. Pochi elementi che gli consentono di rendersi conto che quello che ha davanti, nel mirino del suo moschetto, è un uomo, una persona. Il protagonista di "Un anno sull'altipiano" abbassa il fucile e on spara su quel nemico che più volte ha sognato di avere nel mirino...
Per questo fra le tante frasi e le innumerevoli dichiarazioni che sono seguite alla notizia di una tragedia che, se confermata nei numeri, non ha precedenti, la più sensata è stata del presidente di Medici senza frontiere che ha chiesto una moratoria di 15 giorni delle polemiche politiche per cercare di fare qualcosa di reale per rispondere all'emergenza umanitaria che si sta consumando nel canale di Sicilia. Insomma, andare la dove è possibile guardare negli occhi colui che si teme e scoprire, magari che non è altro che un uomo...
MASSIMO VENTURELLI
19 apr 2015 00:00