di LUCIANO ZANARDINI
23 mar 2015 00:00
Il male non ha l'ultima parola...
"Dobbiamo far rifiorire la speranza dove è stato fatto il deserto" così Monari ha scritto alla comunità di Castenedolo. Tutti siamo chiamati a una prova di responsabilità
Partendo da queste considerazioni il vescovo Monari ha scritto alla comunità di Castenedolo, perché possa far rifiorire la speranza anche laddove è stata calpestata. “Un delitto inqualificabile come quello che ha ucciso una donna potrebbe produrre una specie di buco nero, uno spazio di esperienza nel quale non c’è più bontà o tenerezza. Dobbiamo far rifiorire la speranza dove è stato fatto il deserto”.
La violenza c’è, appartiene, purtroppo, alla libertà dell’uomo, ma questo non significa che dobbiamo mettere in discussione il dono della libertà: “Non dobbiamo gettarla, ma dobbiamo imparare a educarla, a farla diventare amore autentico”.
Se la libertà di amare il prossimo è vissuta nella quotidianità, nei gesti e nei tempi della nostra vita ordinaria, allora può trasformare davvero le persone e la società nella quale siamo chiamati a costruire il bene comune. I cristiani sono esortati a seminare la speranza, partendo proprio dalla croce di Cristo, che, ucciso in maniera ingiusta e senza colpe, è diventato per noi “sorgente di speranza”, non motivo “di angoscia e di paura”.
Riscoprendo le preghiere del buon cristiano, quel “Ti adoro, mio Dio”, così semplice ma al tempo stesso essenziale, possiamo “accogliere ogni giornata con speranza e riempire - ha concluso Monari - ogni giornata con un po’ di amore”. È un progetto ambizioso, forse difficile da portare avanti, ma al quale non possiamo rinunciare.
LUCIANO ZANARDINI
23 mar 2015 00:00