Il grest tra cura e responsabilità
Ricordo che, in uno dei caldi pomeriggi di maggio, ho incontrato una mamma: “Sai Giulia, quest’anno io e mio marito avremmo pensato di andare al mare la seconda settimana di giugno…” Non termina la frase e nemmeno io ho il tempo di rispondere perché interviene Marta, la figlia: “Cooosa?? Ma mamma, sei fuori?! C’è il Grest! E’ da luglio dell’anno scorso che lo aspetto!” Sorrido e, poco dopo, verifico che Marta è la prima iscritta al Grest di quest’anno! Forse pensiamo sempre ai bisogni estivi delle famiglie, ma poi andiamo oltre e diamo il meglio di quello che possiamo offrire, perché il Grest non è un centro estivo qualsiasi e non è nemmeno un parcheggio! Ecco perché il Grest non inizia a giugno, ma a febbraio, al più tardi a marzo con la formazione degli animatori perché non puoi improvvisare e devi “avere cura” in primis proprio di coloro che saranno l’anima del tuo Grest! “Come è bello, come dà gioia che i fratelli stiano insieme!”.
Personalmente credo che poche esperienze incarnino la verità di questo Salmo così come lo fa il Grest! Eh sì, perché è la gioia che fa da contenitore ai giochi, alla confusione, alla musica e ai balli ed anche al sudore, alla polvere, alla stanchezza… In questi giorni, in cui in tanti sognano ad occhi aperti la spensieratezza dell’estate, quando, lontani dagli impegni assillanti si accantonano anche quelli cristiani e si mandano in vacanza forzata anima e corpo,… ecco, proprio in questi giorni i nostri oratori scendono in campo con un mix di forze che i più riterrebbero inadeguate rispetto al “compito” che ci siamo scelti, alla responsabilità o a quel che potrebbe capitare.
“Perché lo fai?” E’ una domanda che ancora oggi mi pongono in tanti: non c’è una risposta immediata, magari scontata. Forse potrei rispondere che tra le tante cose belle che può capitarti di fare nella vita c’è quella di coordinare un Grest. I capelli grigi fanno capolino sulla mia testa, ma il Grest è sempre il “luogo” per aiutare, capire, condividere, per ascoltare, ma anche per imparare. Il Grest è come un dado, dove non c’è una faccia che vale uno e un’altra che vale sei: tutte hanno un pari valore e se ne manca una il dado non serve a nulla! C’è “la faccia” della regia delle Diocesi lombarde, pozzo infinito di idee. C’è quella dei bambini e dei ragazzi: senza di loro per chi lo fai? E senza adolescenti e animatori con chi lo fai? C’è un don, o una guida di oratorio o un educatore che danno corpo e ordine a quanto si vuol fare. C’è un piccolo esercito di volontari e c’è la fiducia delle famiglie, senza la quale i nostri cortili resterebbero vuoti! Un Grest è un ventaglio di situazioni che ti si palesano davanti: un numero ogni giorno variabile di animatori e di bambini, la segreteria dell’oratorio che già al termine del primo giorno è un campo di battaglia, i pranzi e le merende, l’allestimento dell’oratorio, lo scotch che si perde ogni mezz’ora, i pennarelli che restano sempre senza tappo, il ghiaccio per le botte, i palloni che si bucano e quelli di spugna che si sbriciolano, le lacrime davanti al piatto di pastasciutta perché si è perso al gioco, i fazzoletti che non ha mai nessuno e le maniche della maglietta che sono perfette per pulire nasi e occhi dei bambini, i sorrisi più sinceri, gli amori che sbocciano, e in tutto ciò, al termine di ogni sera, un fisico ed un cuore stanchi, ma felici.
E anche gli adolescenti, con le mani sporche di gesso e senza voce dopo soli due giorni, che passano tre volte davanti alla stessa porta con la testa che fuma perché non trovano il fischietto, più o meno consapevoli, assomigliano un po’ al buon Samaritano che si fa prossimo per prendersi cura di chi si incontra sulla strada. A chi ha già iniziato questo viaggio, a chi lo intraprenderà da veterano e a chi lo vivrà per la prima volta... buon Grest!*Guida dell’oratorio