Il grande silenzio
“Venerdì Santo le chiese aperte mostrano in viola che Cristo è morto”, cantava Guccini 50 anni fa. Non solo con il colore viola, tuttavia, la Chiesa dice, ad un mondo dove regna il rumore, il chiasso e il vociare senza soste, il Mistero che l’ha generata
“Venerdì Santo le chiese aperte mostrano in viola che Cristo è morto”, cantava Guccini 50 anni fa. Non solo con il colore viola, tuttavia, la Chiesa dice, ad un mondo dove regna il rumore, il chiasso e il vociare senza soste, il Mistero che l’ha generata. La liturgia del Triduo si apre e si chiude, infatti, con il silenzio. Nella Messa in Coena Domini, conclusi i riti di comunione l’assemblea non è congedata, ma è invitata a fermarsi in silenzio e adorazione; la liturgia del Venerdì della Passione inizia con la solenne precessione silenziosa e la prostrazione; anche questa liturgia non conosce congedo, ma si prolunga nell’adorazione della Croce lungo tutto il giorno del Sabato Santo. Il Sabato Santo, infine, è il giorno del “grande silenzio”, un giorno senza celebrazioni (ad eccezione della preghiera dell’Ufficio delle letture e delle Lodi) in attesa della grande e solenne Veglia Pasquale. Dall’ultimo rintocco delle campane della Messa della Cena del Signore fino al Sabato Santo, l’organo e la voce dei fedeli rimangono senza suono per lasciare spazio al rito della spogliazione dell’altare, alla processione di ingresso del Venerdì e della Santa Veglia.
Particolarmente suggestivo per la sua semplicità è il rito della spogliazione dell’altare. Esso ci ricorda la Passione del Signore, il suo essere deriso, denudato, oltraggiato, umiliato. L’altare, simbolo di Cristo stesso, come il suo stesso corpo viene denudato dai suoi ornamenti: le luci, la croce, i fiori, la tovaglia. Così recita la preghiera di dedicazione dell’Altare: “Questa pietra preziosa ed eletta sia per noi il segno di Cristo dal cui fianco squarciato scaturirono l’acqua e il sangue fonte dei sacramenti della Chiesa”. Il rito della spogliazione dell’altare per la sua solenne semplicità brilla come una brace sotto la cenere. Qui il silenzio non solo si impone sulle voci e sui rumori, ma si manifesta anche attraverso la dignità dei ministri, degli oggetti, dei luoghi e degli arredi. Si comprende perciò il silenzio che caratterizza il Venerdì e il Sabato Santo: un invito a vivere e celebrare il medesimo silenzio di Gesù nella sua passione, morte e discesa agli inferi. Il maestoso silenzio di Gesù che scuote Erode (Lc 23,8-11) quando lo interroga “con molte domande” e a cui Gesù non risponde. Se compreso nel mistero di Cristo, allora il silenzio di Dio appare nella sua realtà: una parola sospesa in attesa del suo compimento perché il giusto ha posto interamente la sua fiducia nel Signore.