Il governo Meloni e la sicurezza
Nel suo discorso alla Camera, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha svolto un passaggio molto rilevante che è stato poco evidenziato dai mezzi di informazione. Riguarda il problema della sicurezza – e della sua percezione – nel nostro Paese. “Gli italiani – ha detto la premier – avvertono il peso insopportabile di città insicure, in cui non c’è tutela immediata, in cui si percepisce l’assenza dello Stato. Vogliamo prendere l’impegno di riavvicinare i cittadini alle istituzioni, ma anche di riportare in ogni città la presenza fisica dello Stato. Vogliamo fare della sicurezza un dato distintivo di questo Esecutivo, al fianco delle nostre Forze dell’ordine che voglio ringraziare oggi qui per l’abnegazione con la quale svolgono il proprio lavoro (...)”.
Il problema della sicurezza è reale in diverse città e non solo nelle periferie più degradate. Va però subito detto che non si risolve aumentando le pattuglie delle Forze dell’ordine, ma con programmi di riqualificazione del territorio e soprattutto con progetti formativi di prevenzione e contrasto al disagio sociale, in particolare quello giovanile. Ma per parlare seriamente del problema occorrerebbe innanzitutto evitare di trasformare quella che è una percezione, dovuta soprattutto all’amplificazione da parte di taluni media, in un dato oggettivo. Come spiego nel mio libro fresco di stampa “Il Paese delle armi. Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata” (Ed. Altreconomia) – di cui “Voce” ha dato grande rilievo nelle scorse settimane – i dati Istat documentano negli ultimi 15 anni un calo costante di quasi tutti i reati, da quelli più gravi come gli omicidi volontari (da 627 a 318), ai tentati omicidi (da 1.448 a 1.019), ma anche le rapine (da 50.270 a 24.276) comprese le rapine nella pubblica via (da 25.051 a 13.307) e negli esercizi commerciali (da 8.075 a 3.691) tutte praticamente dimezzate, i furti (da 1.585.201 a 1.071.776) inclusi i furti con strappo (da 21.492 a 12.489), mentre sono invece in aumento le denunce per lesioni personali dolose (da 59.143 a 64.891) e per percosse (da 13.809 a 14.895) cioè quei crimini che riguardano anche, se non soprattutto, l’ambito familiare e delle relazioni interpersonali. Come ho scritto in queste pagine recensendo l’ultimo “Dossier Sicurezza” del Viminale, il vero allarme oggi in Italia è la “violenza di genere” ed in particolare i femminicidi che vengono commessi nella sfera familiare e affettiva. Se Giorgia Meloni intende davvero fare della sicurezza un dato distintivo del suo esecutivo una possibilità ce l’ha: smetterla con la retorica e cominciare a guardare ai dati di fatto. Ne guadagneremmo tutti.