Il gioco sporco del non-sindacato
Forse è arrivato il momento per passare dalle reazioni emotive a qualche ragionamento. Mi riferisco all’incidente mortale avvenuto davanti ai cancelli del deposito Lidl a Briandate, nel novarese, in cui ha perso la vita un attivista dei SiCobas. Era un immigrato, padre di due figli. La dinamica dell’incidente e la sua tragica conclusione suscitano ancora grande tristezza.
Ma provo anche una grande indignazione per la scaltrezza con cui un non-sindacato, qual è appunto il SiCobas, stravolga il bisogno di lavoro e il desiderio di una vita più giusta e dignitosa di tanti immigrati “arruolandoli” nella sua delirante battaglia. Una “missione” che non c’entra nulla con il lavoro, che se infischia della contrattazione e dei contratti. L’obiettivo è nascosto dietro gli striscioni di facciata in cui si invocano diritti e giustizia sociale. Le sue argomentazioni fanno venire i brividi a chi ha vissuto o si è preso la briga di studiare gli ultimi trent’anni del Novecento italiano, ma tant’è: “Rendere estremamente ridotto il margine d’azione per le strutture di mediazione classiche del capitalismo, in primo luogo le istituzioni e i sindacati di stato, e avviare un processo di progressiva polarizzazione dello scontro tra padroni e lavoratori”.
Adil è morto perché l’autista di un camion lo ha travolto. Adil è morto perché si è trovato dentro un non-sindacato che alimenta tensioni e rabbia. Che la logistica sia diventata un far west lo si denuncia da tempo. Il settore ha avuto uno sviluppo tumultuoso ed è un fattore economico tra i più rilevanti nella spietata concorrenza della grande distribuzione organizzata, dove si sono azzerati i costi di magazzino ma si pretende una velocità e una capillarità nei rifornimenti più vicina ad un videogioco che alla realtà. Un settore in cui si muovono aziende e cooperative di appalto e sub-appalto che sfruttano l’urgente bisogno di lavoro di immigrati appena arrivati nel mitico Nord, persone “in posizione di particolare debolezza - come ha fatto osservare il giuslavorista Ichino - accentuata in molti casi dai gravissimi ritardi amministrativi con cui le loro pratiche di regolarizzazione vengono evase”.
Dobbiamo adoperarci, tutti insieme, perché le grandi imprese committenti rivedano le loro strategie sulla logistica, paghino di più e sappiano controllare le appaltatrici che utilizzano; e dobbiamo pretendere che finisca la guerra che tante di loro hanno intrapreso contro il sindacato confederale per non rispettare i contratti. Perché anche questo contribuisce al gioco (sporco) del non-sindacato.