Il Giappone non è più una potenza di pace
via libera al riarmo. Per protesta sono scesi in piazza a Tokyo e in altre città giapponesi migliaia di cittadini
Per protesta sono scesi in piazza a Tokyo e in altre città giapponesi anche migliaia di cittadini, intellettuali, star dello spettacolo e dello sport, giovani e attivisti della non violenza per dire la propria contrarietà a questo “storico addio” al pacifismo. Tanti i cartelli con la scritta “Io non sono Shinzo Abe”. I provvedimenti devono ora essere approvati dalla Camera alta. Il governo ha giustificato la mossa in nome dell’autodifesa collettiva e ha detto che le forze giapponesi saranno autorizzate a intervenire solo in conflitti che mettano in pericolo la sicurezza del Giappone. Hanno inciso su questa scelta sia la vittoria del premier conservatore Shinzo Abe alle elezioni anticipate di dicembre sia la decapitazione di due giapponesi per mano dell’Isis. Malgrado ciò, i sondaggi dicono che quasi il 70% della popolazione avrebbe voluto che il Giappone restasse una potenza di pace. Infatti, temono che questa svolta verso il riarmo aumenti il rischio di una guerra nel Pacifico. In realtà, sullo sfondo della scelta del premier ci sono anche le tensioni per le ambizioni regionali della Cina, il cui budget per le spese militari aumenta notevolmente ogni anno.
Tutto ciò giustifica la strada presa da Shinzo Abe? Solo lo scorso marzo a Tokyo sono state commemorate le oltre centomila vittime dei bombardamenti americani per costringere il Giappone alla resa. E il 6 e il 9 agosto Hiroshima e Nagasaki ricorderanno le stragi legate alle bombe atomiche americane lanciate sulle due città. Il 15 agosto è poi l’anniversario della resa nipponica agli alleati. È per questo che il popolo giapponese non dimentica il passato e vorrebbe, a dispetto di chi comanda, che la pace non fosse oramai “fuori moda”.