Il futuro delle parrocchie
Nel marzo del 2019 a Sesto, in Val Pusteria, Christine Leiter ha celebrato una liturgia della Parola, accompagnata dal coro e dalla banda musicale, per dare l’estremo saluto a due persone anziane. Christine, che ha studiato Teologia, presiede nella diocesi di Bolzano-Bressanone l’Unità pastorale dell’Alta Val Pusteria che riunisce 13 parrocchie e coinvolge, in maniera attiva, circa 25 laici. Basta scendere 1.500 chilometri lungo lo Stivale per incontrare, nella diocesi di Cefalù, una piccola realtà (la parrocchia di San Paolo Apostolo di Isnello) che da settembre 2020 è stata affidata non a un parroco, ma un gruppo di famiglie, in particolare a una coppia; un sacerdote li affianca come moderatore per i sacramenti. Queste sono soltanto due delle tante storie prese in esame dal giornalista Domenico Agasso (coordinatore di Vatican Insider) che per Rubbettino ha pubblicato un libro molto interessante e ricco di spunti di riflessione: “Senza pastori? La crisi delle vocazioni e il futuro delle parrocchie”. Di fronte al “cambiamento d’epoca” caro a papa Francesco, siamo chiamati a interrogarci sul futuro delle nostre comunità che sono ancora oggi clerico-centriche. Il Sinodo può essere una buona occasione per pensare, progettare e, perché no, sperimentare nuove forme di collaborazione e protagonismo dei laici nella vita delle parrocchie.
Sono state costituite ufficialmente 19 unità pastorali che, nelle intenzioni, rappresentano un nuovo modo di essere Chiesa sul territorio, mettendo in comunione le energie pur rispettando le peculiarità di ogni parrocchia (in Diocesi sono 473). Le unità pastorali sono anche una risposta al calo delle vocazioni. Basti pensare che i presbiteri diocesani sono 625 (erano 636 nel 2021, 846 nel 2012). Qualcuno, però, potrebbe giustamente obiettare che sono diminuiti anche i partecipanti alla vita di fede che non vanno oltre il 20%. Vero, ma questo significherebbe ammettere una sconfitta: i lontani o i tiepidi non ci interessano al di là delle belle dichiarazioni di intenti sulla pastorale delle relazioni. Tra dieci anni le parrocchie, così come le abbiamo conosciute, non esisteranno più. Non è il momento di guardare indietro. Dobbiamo chiederci quanto sono oggi sostenibili e quanto, a maggior ragione, lo saranno in futuro le tante strutture che oggi appesantiscono la gestione quotidiana. Avremo il coraggio di cambiare la destinazione d’uso? Avremo il coraggio di aprire nuove strade? O semplicemente trasmetteremo le incombenze burocratiche dai presbiteri ai laici senza risolvere il problema?