lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di OTTAVIO DI STEFANO 18 apr 2019 10:50

Il futuro dei medici

Ascolta

La medicina generale, o meglio, le cure primarie, rappresentano un cardine per la sostenibilità – e la stessa sopravvivenza – del Servizio sanitario nazionale. Per questo è necessaria una “rivalorizzazione” del medico di famiglia. L’opinione di Ottavio Di Stefano, presidente dell'Ordine dei Medici della Provincia di Brescia

La comunità medica oggi è proiettata verso un ricambio generazionale che apre nuovi scenari sul fabbisogno futuro di nuove risorse umane. Le stime nazionali prevedono che nei prossimi dieci anni 33.392 medici di medicina generale cesseranno la loro attività per limiti di età. Anche in provincia di Brescia, complice la “gobba pensionistica”, un numero significativo di medici, i figli del “baby boom”, raggiungerà l’età della pensione nei prossimi 2 anni, fenomeno che potrà determinare una carenza di queste figure. La situazione non è irreversibile, l’auspicio è che si faccia leva sull’incremento dei posti disponibili per i corsi di formazione triennale per medici di medicina generale: Regione Lombardia ha recentemente aumentato i posti disponibili, prevedendo anche la possibilità di iscrizione agli elenchi negli ambiti carenti per i medici che stanno ultimando il percorso di formazione. L’abolizione del numero chiuso per la laurea in Medicina non può essere, invece, la soluzione: servirebbe piuttosto un numero programmato in maniera flessibile, perché gli studenti devono avere a disposizione strutture didattiche e docenti adeguati al numero di allievi.

La medicina generale, o meglio, le cure primarie, rappresentano un cardine per la sostenibilità – e la stessa sopravvivenza – del Servizio sanitario nazionale. Per questo è necessaria una “rivalorizzazione” del medico di famiglia, che avrà un ruolo nevralgico nella società di domani, perché già da oggi è chiamato a seguire il malato anziano, fragile e polipatologico, per il quale non è semplice applicare linee guida standardizzate, ma è richiesto un “prendersi cura” personalizzato. Accanto a questi passi, sarà fondamentale abbattere le barriere tra il medico del territorio e lo specialista ospedaliero, mediante sistemi di comunicazione strutturati ed efficienti. Andrà anche ripensato il rapporto con le altre professioni sanitarie, in quanto la medicina della complessità che stiamo vivendo richiede risposte con team multidisciplinari e multiprofessionali. Situazioni ancora lontane dalla realtà attuale, ma che ci impongono un’attenta riflessione, perché saranno ineludibili se vogliamo preservare il nostro Servizio sanitario nazionale, che nonostante insufficienze, criticità e necessità di maggiori finanziamenti, rimane un sistema di tutela della salute tra i migliori del mondo, e di cui tutti dobbiamo andare fieri.

OTTAVIO DI STEFANO 18 apr 2019 10:50