Il filo delle memorie. Smarrimento
Lo smarrimento è necessario. Bisogna avere il coraggio di perdersi per poi ritrovarsi. Tanto spiritualmente, quanto politicamente. La riflessione del presidente provinciale delle Acli
Quasi tremila vittime e quasi quindicimila contagiati accertati da pandemia Covid-19 nella sola provincia di Brescia in poche settimane sono un fatto che può giustificare ogni smarrimento. Abbiamo vissuto un vero e proprio shock comunitario, una sofferenza immane che resterà scolpita nella memoria di tutti e che condizionerà la nostra convivenza futura. Insieme ai drammatici lutti personali, viviamo ancora oggi un più profondo lutto collettivo per la perdita di un mondo che non tornerà più come prima. Non solo abbiamo perso incrollabili presunte certezze che sostenevano quel mondo, ma noi stessi in qualche modo ci siamo persi. Tutti abbiamo scolpiti nella mente gli sguardi smarriti dei pazienti in terapia intensiva, o i volti stravolti dell’infaticabile personale sanitario nascosti dai vari DPI, o gli occhi gonfi dei sindaci che non sapevano più dove sbattere la testa e comunque dimostravano una tenuta di governo. O semplicemente, nelle nostre case, tutti ci siamo più volte guardati come per tenerci stretti di fronte al senso di paura che montava allo straziante quotidiano bollettino dei morti. Smarrimento.
Anche nelle conseguenze socio-economiche di questa tragica esperienza rileviamo il pervasivo senso di insicurezza. L’incertezza è la cifra di questo tempo che stiamo attraversando e l’accumulo di notizie e informazioni non ci libera dall’inquietudine. Alle ACLI in questi mesi stiamo ricevendo una media di otto/novemila telefonate al giorno. Tutti cercano la soddisfacente risposta ad una legittima esigenza. Tutti cercano anche solo un punto di riferimento, una voce rassicurante che condivida e si prenda in carico il problema. Quanto a dire che lo smarrimento è ancora in atto. Così come è però in atto anche la ricerca, la rielaborazione, il pensiero intelligente. Come questa preziosa iniziativa del Filo delle Memorie, che in realtà ci aiuta a guardare avanti. Tutto sommato meglio i punti interrogativi dei punti esclamativi, meglio la fatica della ricerca che la sicurezza dei dogmi, meglio il discernimento rispetto alle soluzioni preordinate.
Lo smarrimento è necessario. Bisogna avere il coraggio di perdersi per poi ritrovarsi. Tanto spiritualmente, quanto politicamente. Al capitolo 12 del quarto Vangelo, quando è ormai giunta l’ora della Croce, Gesù narra una similitudine che è illuminante, quella del chicco di grano: se non muore, rimane solo; se invece muore, allora porta molto frutto. La vita piena e abbondante nasce dalla morte come vita-dono di sé. Lo smarrimento è talvolta condizione per ritrovare l’essenza della nostra vita, che è relazione con l’altro, che è amore e dono. La vita è tale se la doni, altrimenti rimani solo. Se vuoi tenertela solo per te, la perdi. È così per ogni persona ed è così per la società. Una società egoista, perde la propria vita e pure la propria vitalità. Non porta frutto. Invece una comunità, anche quella ecclesiale, che accetta di perdersi, di andare sotto terra ed essere apparentemente meno evidente, con il dono della sua vita porta molto frutto. L’essenziale non è lo smarrimento, ma portare molto frutto. Non è la morte, ma la vita. Non l’egoismo, ma il dono di sé.
Se ti fai incontro ad uno sguardo smarrito, allora è già in atto l’effetto della vita che rinasce. Allora è già politica, la forma più alta dell’amore. Lo smarrimento ne è come la precondizione. Già fa meno paura.