Il doping nello sport
L'esclusione di Nicola Ruffoni dal Giro: se ha sbagliato merita la condanna! Se è innocente merita un’immediata riabilitazione
Detta così suona proprio male: “Cacciati dal Giro d’Italia prima ancora che iniziasse”; “al Giro shock doping: sospesi due ciclisti tra cui il bresciano Ruffoni.” In verità Nicola Ruffoni, di Brescia classe 1990, era considerato un giovane promettente per il futuro del ciclismo italiano. Possibile, allora, essere così stupidi da non sapere che utilizzando sostanze dopanti si vieni squalificati? Considerato che il profilo Facebook di Ruffoni si è riempito in poche ore di insulti e di commenti assolutori, proviamo, una volta tanto, a cercare di capire prima di accodarci ai processi mediatici. Nicola Ruffoni, si è veramente dopato? Lui, dopo la sorpresa e lo smarrimento, grida la sua verità: “Non ho mai e dico mai utilizzato durante la mia carriera di corridore ciclista prodotti vietati dal regolamento antidoping”. Ha mangiato qualche cibo che può alterare i valori nelle urine? Afferma Nicola: “Le mie abitudini alimentari non sono cambiate negli ultimi mesi, così come non è cambiato il mio stile di vita”. Qualcuno ha complottato per eliminare un concorrente pericoloso? Scrive ancora Nicola su Facebook: “Sto cercando di dare una spiegazione logica a quanto mi è successo”.
E se, invece, Nicola avesse cercato qualche “aiutino farmacologico” per vincere facile? Si difende: “Sono consapevole che la mia carriera di ciclista sia a rischio ma sono altrettanto consapevole di non aver messo in atto alcuna procedura truffaldina”. E allora, Nicola, cosa può essere successo? “L’ormone della crescita nelle mie urine potrebbe essere una forte prostatite di cui ho sofferto”. E se, invece, avesse avuto dei cattivi maestri? In questo caso la colpevolezza e la condanna mediatica andrebbe allargata alle troppe persone che vivono di sport come faccendieri, non come buon educatori. Oppure, il desiderio di vincere facile cercando le scorciatoie ha prevalso su ogni logica sportiva? “Aspetterò pertanto serenamente le controanalisi e cercherò di difendere fino in fondo la mia credibilità.” Questo te lo concediamo, Nicola, fino a prova contraria e alla sentenza definitiva del giudice, noi crediamo alla tua innocenza. Tu però non mentirci: se hai sbagliato meriti la condanna! Se sei innocente meriti un’immediata riabilitazione. Gli sportivi si nutrono anche dei sogni di gloria. La tua condanna ucciderebbe i sogni dei giovani che vogliono giungere al successo sportivo soltanto attraverso il sacrificio e la determinazione. E sono tanti, credilo. Sono i giovani migliori.