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Roma
di FRANCESCO PROVINCIALI 21 dic 2022 23:01

Il disgustoso teatrino della politica

Sarebbe un bel match da giocare ma anziché ai calci di rigore finirebbe ai dadi: è più indifferente la politica nei confronti della gente o la gente verso la politica? Quel 39% degli aventi diritto che non ha votato alle recenti elezioni (18 milioni di cittadini) potrebbe far pendere la bilancia verso la latitanza sociale ma se si segue il giornaliero avvicendarsi dei siparietti politici nei TG, nei talk show, nelle prime pagine dei giornali qualche interrogativo sorge spontaneo di fronte a tanto intemerato squallore. E’ tutto un dire e disdire, si susseguono penose esternazioni mandate a memoria, dichiarazioni di intenti, scambi di accuse, minacce, molte uova di Colombo, qualche parvenza di coniglio dal cilindro e uno stucchevole rituale scontato: “famiglie, lavoro e imprese” sono le parole più pronunciate da portavoce, portaborse e fedeli yes man di fatto cooptati in Parlamento dai loro capi. L’uno che vale l’altro non è una scelta ideologica ma la triste constatazione di uno stato di realtà: può darsi che nel lungo periodo emerga un orientamento, una visione, un modello sociale da proporre, qualcosa di nuovo e pulito che possa riaccendere non dico gli entusiasmi ma almeno le speranze ma se le idee, le cifre, i conti e le scelte non vanno oltre l’arco delle esternazioni provvisorie c’è poco da stare allegri. C’è anche chi fa della gratuita ironia con attacchi personali e battute postribolari: ma chi autorizza o incarica queste torbide figure di demagoghi a prenderci per i fondelli?

Leggo questo spietato epitaffio nel logo di un importante Agenzia di Stampa del Vaticano, da me interpellata per segnalare il caso umano di una ragazza ventenne che da tre mesi, notte e giorno, vive al freddo sotto i portici di una grande città: “ «Inutile farla lunga, / girarla, rigirarla / allo spiedo, al rovello / dell'attenta osservazione, l'analisi, la sintesi, / i discorsi sul metodo. / Si muore dalla noia. / C'è un modo d'aggredire la questione: / col coltello». (Bartolo Cattafi, Metodologia).

Mi pare eloquente il messaggio ed autorevole la fonte. Il Prof. Vittorino Andreoli, una delle persone più colte e sensibili che conosca mi ha detto che la violenza sta diventando disperazione e distruzione.

A quali santi laici dovremmo votarci? Il disorientamento è generale, cresce perciò la sfiducia nelle istituzioni.

A pochi giorni dalla fine dell’anno non si riesce a far quadrare una seria legge di bilancio, le smentite superano le conferme, sembra tutto come sospeso in un limbo impenetrabile: il vero dramma sarà che non si deciderà il meglio per il bene comune ma ciò che è più conveniente per perpetuare la pessima abitudine delle scelte clientelari. Si è chiusa una campagna elettorale e se ne apre un’altra, enfatizzata per alcune Regioni di peso, intanto si scopre che anche in Europa e nelle sue istituzioni cresce la malapianta del rubalizio e della corruzione. L’abbiamo sempre pensata come sintesi salvifica e lontana – questa Europa – ed ora la scopriamo come la gigantografia della retorica castrante e degli intrallazzi internazionali. Se pensiamo a quanto ci costa questo indegno e inesauribile mercimonio si comprende quella percentuale di persone disgustate che hanno raddoppiato le astensioni al voto negli ultimi dieci anni. Non basta il Rapporto CENSIS, passa inosservato oltre le news delle ultime 24 ore quello della Caritas che ci racconta di 1 milione 960 mila famiglie, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione) che sopravvivono in condizione di povertà.

La reiterazione annuale del cd. “decreto milleproroghe” è la metafora del fallimento di una programmazione politica di medio-lungo termine: ogni anno viene sistematicamente ripresentato per procrastinare soluzioni, sempre più infarcito di oboli, deroghe, prebende, favori, concessioni. A leggerlo tutto con quel frasario impenetrabile che offende e mortifica i cittadini non basterebbe il peggior Azzeccagarbugli: ci sta dentro di tutto, marciapiedi, attività sportive, enti speciali, canili, spiagge, concorsi, specialisti e specializzandi.

Non ci basta essere il Paese del bonus senza controllo, delle mance, delle sanatorie e dei condoni: in questa enciclopedia delle proroghe si ritrova tutto quello che non si è riusciti a risolvere durante l’anno.

Mi sono occupato negli ultimi tre anni delle tutele dei lavoratori fragili: gente disperata, malata di tumore, immunodepressa, invalida, che si sottopone a terapie salvavita. Dopo aver rabberciato una soluzione provvisoria nel decreto aiuti-bis (ma non ne basterebbe uno solo ma completo, senza bis, ter, quater ecc.?) dopo il 31/12 p.v non è previsto nulla. Il Parlamento e il Governo non sono stati finora in grado di trovare una soluzione dignitosa che ci renda finalmente un Paese civile. Non si capisce dove finisca l’ignoranza dei legislatori e dove cominci l’indifferenza del sistema politico. Intanto dalla Cina giunge la notizia di un’ondata anomala di Covid, i forni crematori non riescono a smaltire le salme. Come per quelle precedenti anche questa arriverà da noi e – come scritto mille volte da David Quammen – ci troverà impreparati. Ma se il Covid c’è o non c’è lo decide la politica: in genere sempre con provvedimenti postumi e tardivi. In compenso ci si attrezza per i botti di Capodanno, vero spartiacque tra l’incoscienza e la disperazione. E poi, finalmente, il Festival di Sanremo, non vediamo l’ora. Siamo o non siamo il paese dei balocchi?


@Foto Sir/Calvarese


FRANCESCO PROVINCIALI 21 dic 2022 23:01