Il desiderio e il sogno della santità
La santità coinvolge il cammino, non è la meta, ma è la strada, e questo ci riguarda
“Vorrei che camminassimo insieme nella santità”. È l’orizzonte che il Vescovo ci propone e la reazione immediata è di sorpresa da una parte e di timore dall’altra: sorpresa perché l’invito è senza fronzoli, immediato e schietto, non permette di indugiare o scegliere vie più comode, facili, verificabili e scontate; timore perché l’invito può suonare talmente ardito da ingenerare facili alibi per chiamarsi fuori: non fa per me, non sono capace, è una “pia esortazione”, ci penserò più tardi, magari in una stagione diversa della vita. Il vescovo Pierantonio si esprime con garbo, delicatezza, decisione: dice “vorrei”, ovvero esprime un desiderio, non opta per un comando, un imperativo. Nel “vorrei” c’è l’espressione di ciò che è percepito come desiderabile, bello, attraente, luminoso. Poi è un invito a camminare, non indica il traguardo, ma il percorso, la strada, il sentiero: è la grande parabola della vita, si intuisce che “il cammino” ne è la metafora più vera, sensibile e sensata; poi si cammina “insieme” e questo aspetto mi piace, perché tutto ciò che si fa e si compie insieme ha tutto un altro sapore: probabilmente perché le paure più grandi trovano eco e si amplificano nell’essere soli; quando si è soli, abbandonati, emarginati, esclusi, la nostra umanità ne esce profondamente ferita, umiliata, quasi mutilata. Lo abbiamo sperimentato molte volte e in modi diversi: nella solitudine non c’è mai gioia. Allora si cammina insieme, si procede con i fratelli, le sorelle, gli amici, la compagnia, il gruppo, la famiglia, il popolo, l’umanità: si cerca il passo giusto per non lasciare indietro nessuno, si cerca sicurezza in coloro che un po’ conoscono già la strada, si scrutano le mappe e il cielo per non perdersi e per fare il punto del cammino. Se ci pensiamo bene, il cammino che il Vescovo propone indica la santità non come meta, ma come condizione nella quale procedere. Questa notizia, ci aiuta a maturare un’idea e una verità diversa sui santi.
Fin da bambini abbiamo imparato a conoscere i santi, quelli sulle immaginette, quelli con l’aureola, quelli insuperabili per bravura, capacità, spiritualità, carità, fede e speranza; ci sono santi a cui siamo legati perché ne portiamo il nome, o perché i nostri catechisti ce li hanno presentati con particolare efficacia, oppure perché abbiamo vissuto alcune esperienze di pellegrinaggio verso mete che custodiscono le spoglie dei santi. La santità coinvolge il cammino, non è la meta, ma è la strada, e questo ci riguarda eccome! Perché nel cammino della vita ci siamo tutti e la santità è davvero lo spazio vitale in cui muoverci. “Vorrei che camminassimo insieme nella santità” non è solo il desiderio del Vescovo, ma in modo più ampio e universale è il sogno di Dio sull’uomo, è la parola con la quale Dio ci dice che possiamo essere liberi da tutto ciò che offende, intristisce, ferisce, mortifica e disonora l’umanità. Questo sogno di Dio diviene proposta e offerta. Credo che ogni volta che siamo capaci di trasformare la vita di qualche nostro fratello e sorella liberandola dalla tristezza, abbiamo compiuto un’azione santa, abbiamo fatto un passo nella direzione che ci avvicina a Dio. Non servono azioni eroiche basta solo agire con la semplice consapevolezza che “è possibile anche per me”! La Via luminosa c’è, esiste, è bella, attraente, nuova, aperta! La Via c’è, ma non la vedo! Come riconoscerla, intraprenderla e indicarla agli altri compagni di viaggio? Abbiamo bisogno di aprire gli occhi, di comprendere che lo sguardo non è meramente ciò che l’occhio trasmette all’intelletto: c’è uno sguardo interiore, è lo sguardo capace di “vedere l’invisibile”, di “sentire lo Spirito”,! Questo sguardo lo si apprende, lo si accresce solo nella preghiera. Sarà bello aiutarci ad aprire gli occhi condividendo la bellezza della preghiera, per poter scrutare la via per camminare insieme perché la santità non sia una prospettiva lontana, ma la misura che da senso al passo che oggi ci attende.