Il complottismo impera
Ritornano le domande sul valore del Concilio, sui limiti dell’insegnamento pontificio, sui collaboratori del Papa, sulla validità dell’ultimo conclave, sulla contrapposizione (smentita in ogni modo e in ogni occasione) tra Francesco e Benedetto
Il complottismo gode in questi anni di ottima salute. È un classico dei meccanismi del pensiero umano: quando la tecnica e un certo tipo di scienza sembrano avere il dominio nella rappresentazione della realtà, per molti la via di fuga è il rifugiarsi nell’irrazionale o, quanto meno, nella interpretazione “non ufficiale” di ciò che sembra sfuggire dal nostro controllo. Scie chimiche degli aerei e antivaccinisti, lo sbarco sulla luna… gli argomenti sono vari e succulenti: la teoria del complotto è sempre fascinosa perché risponde a domande importanti in modo non convenzionale, quindi, almeno nella vulgata, in modo più genuino e non “influenzato” da chi detiene il potere. Devo purtroppo notare che anche uno sparuto gruppo di cattolici si è iscritto, da qualche tempo a questa parte, nella schiera dei complottisti.
L’arrivo di Papa Francesco, la sua capacità di proporre nuove sfide, nuovi linguaggi, il suo ritorno senza timori al Concilio Vaticano II come bussola rispetto al modo con cui la Chiesa guarda il mondo hanno evidentemente creato in qualche fratello timore e senso di incomprensione. E siccome la comunione con il Papa, volenti o nolenti, non può essere indifferente per chi si dice cattolico, la soluzione di alcuni nostalgici della Chiesa che fu è stata quella di puntare tutto sul complotto. Ossia: la domanda non è come posso, sulla scorta del magistero del Santo Padre, essere più e meglio conforme al disegno di Dio e al mio essere nella Chiesa, ma, piuttosto, come può essere Papa uno che la pensa diversamente da me (che rappresento il pensiero universale, cattolico e immutabile della Chiesa)? Su internet il gruppetto di questi facinorosi fratelli con la testa rivolto molto all’indietro è piuttosto chiassoso e ben organizzato.
Raccogliendo, non senza un certo senso di imbarazzo, opinioni che erano ormai relegate agli ambienti dei lefebvriani e dei folcloristici sedevacantisti, si sono iniziate a riproporre le domande sul valore del Concilio, sui limiti dell’insegnamento pontificio, ovviamente sui collaboratori del Papa, fino a domandarsi se l’ultimo conclave sia stato valido, tanto da suggerire una contrapposizione (smentita in ogni modo e in ogni occasione) tra Francesco e Benedetto. A questi fratelli che amano, con squisita raffinatezza, definire il Papa “l’argentino” o semplicemente “Bergoglio”, pongo una semplice domanda: so che siete troppo intelligenti per credere al complotto e allora: tutto questo a chi giova?