Il bambino sulla neve
Matteo sta cercando di salire su una montagnetta di neve molto ripida. Alcuni amichetti più grandi di lui l’hanno già fatto e lo aspettano in cima. Lui prova e riprova: fa qualche passo e poi, inesorabilmente, scivola all’indietro e ricomincia da capo. Una signora, che assiste alla scena, gli consiglia di percorrere il sentiero già tracciato dagli amichetti, perché lì la neve è già calpestata e quindi meno scivolosa. Matteo sta un attimo a pensarci e poi ricomincia a cercare di scalare la montagnetta di neve…non percorrendo il sentiero già tracciato.
Insomma, Matteo fa di testa sua: ha ascoltato il consiglio della signora, l’ha valutato, ma non l’ha eseguito. Forse per orgoglio? Per testardaggine? Può essere. Oppure perché è un bambino molto determinato, fiducioso in se stesso, tenace e quindi vuole fare di testa sua. Se ci riuscirà, sarà solo per merito suo, per le sue capacità. E questo farà bene alla sua autostima.
Perché è così che si costruisce l’autostima: non sentendo parole incoraggianti e persuasive, ma sperimentandosi, mettendosi alla prova ed ottenendo successi, piccoli o grandi che siano. Certo, si può anche andare incontro a fallimenti, ma anche questi possono essere usati al meglio, quanto meno per non reiterare errori, per cambiare modalità, per ingegnarsi diversamente e, quindi, per crescere, da tanti punti di vista. Tanti apprendimenti avvengono, infatti, per tentativi ed errori. Non è tanto il fallimento in sé che ci può schiacciare, ma cosa ne facciamo del fallimento, cioè come lo usiamo, che significato diamo ad esso, come lo interpretiamo, come lo viviamo.
Il nostro Matteo tenta e ritenta, tra gli incoraggiamenti degli amichetti, ma continua a scivolare all’indietro. Alla fine, l’amichetto più grande va in suo soccorso: scende per tirarlo su, ma non trova un punto d’appoggio non scivoloso e quindi non ci riesce. Allora, invece di tirarlo, pensa di spingerlo: si posiziona dietro a Matteo e riesce nel tentativo. Quindi anche lui, per avere successo nell’impresa di far arrivare Matteo in cima, procede per tentativi ed errori ed alla fine otterrà il successo, che farà bene anche a lui. È bella questa prosocialità degli amichetti di Matteo: c’è chi lo spinge, ma anche chi (non sapendolo fare) lo può aiutare “solo” aspettandolo ed incoraggiandolo. Tutto questo fa bene anche a loro: il successo di Matteo (arrivare in cima) è il successo di tutti. E questa probabilmente sarà l’avventura di tutti che rimarrà nella loro memoria, la racconteranno, magari ai loro figli. Si può anche “ereditare” il gene della pro socialità, di generazione in generazione, attraverso la testimonianza dei familiari e degli amici.