Icfr: resta il tema educativo
Il Vescovo ribadendo l’intento di fondo dell’impianto che vede l’eucarestia come sacramento culmine, alza l’asticella della sfida, soprattutto quella educativa.
Nessuna roboante manifestazione. Semplicemente una consegna ai sacerdoti attraverso il Consiglio presbiterale. Con la lettera: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura”, il vescovo Luciano ha chiuso il lungo percorso di verifica, iniziato circa due anni fa, dell’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Poche pagine, ampiamente discusse tra i preti e approvate dagli organismi diocesani di comunione ecclesiale, che rilanciano la struttura fondamentale e le scelte del percorso che introduce alla fede e alla vita cristiana le nuove generazioni della nostra diocesi. La scelta è compiuta e l’Icfr “torna”, confermata dal magistero episcopale, nelle mani dei catechisti, degli educatori, delle famiglie e delle comunità cristiane.
Dobbiamo essere coscienti che questo è il cammino con cui “faremo”, nel senso di “dare forma” (permettetemi il verbo), i cristiani di domani. Non solo i singoli, ma le comunità cristiane. Come abbiamo già verificato alcuni degli effetti del nuovo progetto d’iniziazione, sia sulle persone che sulla vita delle parrocchie, si sono già manifestati. E la verifica ci ha aiutato a coglierli. Che piaccia o meno, è evidente che il cambiamento dell’impianto formativo introduce, passo passo, nuove dinamiche, tempi e logiche che, per alcuni versanti, sono inedite alla nostra pastorale tradizionale. La forte accentuazione catecumenale e mistagogica del percorso dell’Icfr ha, ad esempio, già cambiato gli itinerari di accompagnamento di preadolescenti, adolescenti e giovani. Nessun paracadute sacramentale, nessuna rete. Una “socializzazione” funzionale alla “fede” ha sempre più le gambe tagliate.
In qualche modo il vescovo ribadendo l’intento di fondo dell’impianto che vede l’eucarestia come sacramento culmine, alza l’asticella della sfida, soprattutto quella educativa. Insomma, o siamo “attraenti” dal punto di vista del Vangelo o i giovani nei nostri ambienti saranno sempre più pochi. Personalmente, mi resta il dubbio su come si sarebbero potuti, (non oggi, ma fin dal principio della proposta dell’Icfr) rendere più fruttuosi ed efficaci, e non solo attraverso una continua dichiarazione d’intenti, il nuovo percorso e quella tradizione educativa bresciana che vedeva, come qualcuno ha giustamente ricordato, nell’oratorio il modello principe dell’iniziazione cristiana dei bambini, dei ragazzi. Forse non si è solo voluto, forse chissà, adesso che la verifica è chiusa, si farà ancora a tempo.