IA: incertezze normative e sociali
L’intelligenza artificiale (IA) emula, tramite computer, il comportamento dell’intelletto umano. Le sue origini risalgono al XVII sec. con la creazione da parte dello scienziato, scrittore e filosofo Blaise Pascal, della “Pascalina”, primitiva calcolatrice ad ingranaggi. Lo strumento eseguiva automaticamente addizione e sottrazione. Seguirono la macchina calcolatrice a rotelle di Charles Babbage in età vittoriana, per calcoli differenziali e, nel 1885, le schede perforate applicate alla calcolatrice da Hermann Hollerit (americano di origini tedesche), finché nel 1946 nacque ENIAC - Electronics Numerical Integrator and Calculator, il calcolatore moderno creato da John Von Neumann.
La svolta nella storia della IA avvenne con il britannico Alan Turing e il suo articolo (1950) sul test per le “macchine pensanti”, seguito dal primo programma (Arthur Samuel) capace di giocare a dama. Nel 1956 vari studiosi progettarono il GPS, attivo nel problem solving. Negli anni Settanta i cosiddetti “sistemi esperti” utilizzanti dati e informazioni in modo intelligente portarono ai primi sistemi informatici basati sulla conoscenza. Il meccanismo poteva interpretare i contenuti e fornire nuove prestazioni, agendo anche su informazioni incerte o incomplete. Intervennero poi le cosiddette “reti neurali” artificiali, che simulano il cervello umano, capaci di apprendere e di modellarsi, tanto che il programmatore non può prevedere l’evoluzione del sistema. Nacque così la ricerca sull’IA “generativa” (GenAI) in grado di generare nuovi contenuti (testi, immagini, musica, dati altamente realistici che imitano la creatività umana), sistemi bionici umani, protesi ed esoscheletri, interfacce cervello - computer, di aiutare il ripristino delle funzioni corporee superando varie disabilità, di migliorare l’accuratezza delle diagnosi mediche, velocizzare la scoperta di farmaci, di creare sistemi di identificazione, di contrastare le frodi, di individuare misure di sicurezza informatica, di proteggere le reti e i sistemi. Questo sviluppo ha creato però problemi etici e soprattutto giuridici. Si pensi all’impatto delle innovazioni sopra descritte con le nozioni giuridiche di natura umana: identità, normalità, disabilità (cfr. “Ai Act” di Michele Iaselli). Il Regolamento UE 1689/2024 dimostra che l’evoluzione della materia ha cagionato un momento di forte incertezza sociale e normativa. Da un lato leggi troppo rigide potrebbero comprimere l’innovazione, dall’altro un’acquiescenza del legislatore crea confusione tra gli operatori. Al timore normativo si contrappone la voracità del mondo economico, competitivo e senza scrupoli etici all’utilizzo della IA per scopo di lucro.
@Foto AFP/SIR