I ragazzi di Greta
Pace, migranti e ambiente sono per i cristiani di sinistra. Vita e famiglia per quelli di destra (Verona docet). Forse rammentarci che anche quando parliamo di questi temi ci dovrebbe stare a cuore che passi la freschezza di un Vangelo che trasforma la vita servirebbe. Certo non possiamo far finta di niente. Il coraggio dei ragazzi “di Greta” e la loro determinazione ci interpellano
Solo a Brescia c’erano in piazza quasi 15mila ragazzi. Lo sciopero globale dello scorso 15 marzo, ispirato dalla ragazzina svedese Greta Thunberg, ha assunto una grande valenza simbolica e ha raggiunto un numero enorme di Paesi e di istituzioni scolastiche. Gli studenti sono scesi nelle piazze per chiedere il rispetto della rotta tracciata a Parigi nel 2015, l’impegno di 195 Paesi a ridurre fino a zero le emissioni di gas serra entro il 2050 e così contenere l’aumento delle temperature entro 1,5° C rispetto all’età preindustriale. È ben nota l’emergenza: il Pianeta sta attraversando una crisi molto grave e secondo l’ultimo rapporto Onu si hanno ancora solo 11 anni di tempo per modificare gli stili di vita e la produzione che stanno impoverendo la Terra. Le azioni degli Stati non sono finora state all’altezza delle aspettative.
Servirà la protesta degli studenti a migliorare le cose? E serve saltare le lezioni per dimostrare a favore del pianeta? Non è mancato chi ha sollevato queste domande, come chi ha sottolineato come gli studenti farebbero bene, invece di manifestare in piazza, a stare nelle aule, avviando il dibattito tra i banchi. Ma la mobilitazione sta effettivamente facendo discutere. Qualche studente, certo, ne avrà approfittato semplicemente per saltare le lezioni, ma in realtà il “Friday for future” può essere una preziosa occasione per tutti, giovani e non, di mobilitare le risorse per migliorare il nostro pianeta.
I giovani, quindi, ci hanno lanciato una sfida? Direi di sì. Da un lato, al mondo della scuola, resta un passo in più da fare: raccogliere la protesta il giorno dopo, approfondire, elaborare, trasformare un’azione eclatante e forse un po’ di rottura in una reale opportunità per crescere in consapevolezza. Peraltro, da quel che abbiamo avuto modo di verificare, in molte scuole di Brescia e provincia questo sta avvenendo da tempo. Dall’altro lato la sfida potrebbe essere raccolta anche dalla Chiesa che comunque non è stata silente su questi temi.
Le parole di papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’” sono l’unica riflessione veramente compiuta e significativa che un “leader” mondiale abbia espresso in questo nostro tempo nel marasma delle contradditorie posizioni degli Stati e della politica internazionale. Ma non basta. La Chiesa che è territorio, che è contatto con la gente, che vive in comunità concrete non può accontentarsi di documenti e pronunciamenti per quanto importanti. Ha bisogno di mettere in atto un’azione ecclesiale che incida nella prassi quotidiana dei credenti e che sia di richiamo anche per chi non crede. La domanda allora per noi è questa: come i 15mila ragazzi bresciani scesi in piazza giovedì scorso intercetteranno la sensibilità per la salvaguardia del creato nelle nostre parrocchie, dei nostri educatori, dei preti, dei nostri oratori? Risposta complicata. In questi anni non sono mancati alcuni stimoli da parte della diocesi attraverso il settore della pastorale del creato alle parrocchie, ma quanto ha inciso questo percorso? Certo è che la perdita d’importanza di alcuni “tempi stabiliti” nel calendario pastorale (come il mese di gennaio) dove temi come la pace, l’attenzione all’ambiente, la mondialità e il sociale erano di casa nell’azione educativa degli oratori, non agevola a recuperare un terreno comune di confronto con una generazione di ragazzi che pare abbia ritrovato il gusto per qualcosa che agli adulti cristiani pareva irrimedibilmente perduto. Che pensiamo di fare, allora? Riproviamo? Gli ostacoli ci sono. Ai nostri preti e alla nostra pastorale sta stretto il fatto che nell’evocare alcune tematiche scatti subito l’etichettatura politica. Pace, migranti e ambiente sono per i cristiani di sinistra. Vita e famiglia per quelli di destra (Verona docet). Forse rammentarci che anche quando parliamo di questi temi ci dovrebbe stare a cuore che passi la freschezza di un Vangelo che trasforma la vita servirebbe. Certo non possiamo far finta di niente. Il coraggio dei ragazzi “di Greta” e la loro determinazione ci interpellano.