I poveri li avrete sempre con voi
L’Istat ha appena reso noto i dati sulla povertà in Italia e ne emerge un quadro sconfortante. La povertà, diminuita nel 2019, è aumentata nel 2020. Il Covid ha bruciato gli aspetti positivi del 2019. Oggi la povertà assoluta in Italia – stimata in base ai consumi – riguarda circa 5,6 milioni di cittadini. L’incidenza della povertà assoluta in Italia tra italiani è del 7,5% (circa 1 italiano ogni 13), tra gli stranieri è del 29,3% (circa 1 straniero in Italia ogni 3).
Questo lo si dica anche per rispondere a chi sostiene che in Italia si fa tutto per gli stranieri e niente per gli italiani. Non è così... Scandalizza il fatto che i minori in povertà siano 1,3 milioni: la fascia tra i 7 e i 13 anni è la più colpita. Le famiglie con minori poveri vivono una povertà qualitativamente più grave. L’entrata in vigore dell’Assegno unico universale dovrebbe migliorare la situazione, almeno sul piano del reddito familiare complessivo.
Al momento più si hanno figli, più si rischia di essere in povertà. Al contrario la povertà diminuisce al crescere dell’età. Se una famiglia ha al suo interno un membro anziano, ha minori probabilità di diventare povera. Evidentemente, pur con tutti i suoi limiti e pur non riguardando tutti, il sistema previdenziale tutela. L’Istat ci dimostra coi numeri che il sistema perfetto non esiste. E noi aggiungiamo che sarà piuttosto impossibile azzerare la povertà: rimane però un obiettivo perseguibile, ossia il ridurla il più possibile.
Ce la farà, ad esempio, il Reddito di cittadinanza? Così com’è no, non ancora. La dotazione finanziaria non è bassa ma è evidente come non sia ancora sufficiente. Ci sono più deficit, il primo dei quali è relativo ai modi con i quali si collocano le persone al lavoro. Con gli attuali sistemi trova lavoro solo 1 beneficiario su 10. La povertà non dipende solo dal lavoro, ma 1 su 10 rimane un dato davvero troppo basso. Pertanto va fatto quanto prima un tagliando al Reddito di cittadinanza. Vanno migliorati i collegamenti con le politiche attive del lavoro (e qui il ruolo del Pnrr sarà decisivo).
Un recentissimo rapporto dell’associazione dei Navigator – che sono coloro che dovrebbero facilitare la ricerca del lavoro – analizza il funzionamento del processo e mette puntuamente in luce i problemi. Bisogna agire “di cacciavite” per sistemare ciò che non funziona, in particolare nel raccordo tra i diversi soggetti – pubblici e privati - che si occupano di politiche attive del lavoro, nella digitalizzazione delle informazioni, nelle risorse da assegnare. E poi va estesa la platea dei beneficiari, in particolare verso gli stranieri e le famiglie con minori.