I giovani e il fascino degli ideali
Verso il Sinodo dei giovani. A chi ha responsabilità nella comunità cristiana e’ chiesta una grande libertà interiore, capace delle scelte più adatte, nella disponibilità al cambiamento e alla novità. Una Chiesa che viva nella prospettiva della santità saprà mostrare ai giovani il suo volto giovane ed esercitare su di essi il fascino di ideali grandi.
“Prendersi cura dei giovani non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia” (n.1): così si apre l’Instrumentum Laboris per il prossimo Sinodo dei vescovi. Alla redazione finale di questo documento si è giunti attraverso un percorso molto partecipato: questionari, un seminario internazionale sulla condizione giovanile, una riunione presinodale che ha visto presenti trecento giovani provenienti da tutto il mondo e quindicimila attraverso i social. Si può dire che il Sinodo è iniziato molto prima della sua celebrazione, attraverso un’azione sensibile e convinta di ascolto delle comunità cristiane e soprattutto del mondo giovanile. Il documento si muove secondo il metodo del discernimento: fa il punto sulla condizione giovanile; la interpreta secondo criteri che colgano gli indizi di futuro che essa racchiude; orienta alcune decisioni che saranno oggetto della valutazione e delle scelte dei padri sinodali. Riconoscere, interpretare, scegliere sono i tre verbi che scandiscono la riflessione del documento e che dovranno guidare i lavori sinodali. La giovinezza è la stagione delle scelte di fondo della vita, quelle che danno identità e configurano tutta l’esistenza; tali scelte spesso vengono compiute in un contesto di precarietà, dopo un percorso lungo e complicato che rischia di mortificare slanci e spegnere progettualità. Il difficile rapporto tra le generazioni rende faticoso per i giovani anche maturare scelte in ambito religioso, perché “una parte del disinteresse e dell’apatia dei giovani in tema di fede è imputabile alla difficoltà delle grandi istituzioni religiose nel sintonizzarsi con la coscienza moderna” (n. 25). I giovani sono gli interpreti più sensibili di quelle sfide che segnano le culture del nostro tempo. Il documento cita alcune delle più significative: la concezione del corpo, dell’affettività e della sessualità, gli effetti antropologici del mondo digitale, la delusione delle istituzioni, la “cultura dell’indecisione” a fronte della sovrabbondanza delle proposte…
La seconda parte del documento, dedicata all’interpretare, rilegge la condizione giovanile secondo le parole chiave del Sinodo: vocazione e discernimento. La vocazione è intesa in senso ampio, come chiamata ad uscire da se stessi per realizzarsi nell’amore e nel dono di se’, secondo una pluralità di percorsi vocazionali. Discernimento poi è il “processo che conduce a fare chiarezza e verità su se stessi, accogliendo il dono della vita e trovare il contributo che si è chiamati ad offrire alla società e al mondo” (n. 109). Questo processo, che si compie nella coscienza, ha bisogno di un accompagnamento “in grado di liberare la libertà, la capacità di dono e di integrazione delle diverse dimensioni della vita in un orizzonte di senso”(n. 121). La terza parte è dedicata a presentare alcuni cammini di conversione pastorale e missionaria. Per la Chiesa si tratta di rispondere alla domanda: come aiutare tutti i giovani, nessuno escluso, a incontrare il Signore, a sentirsi amati da Lui, a rispondere alla sua chiamata alla gioia dell’amore. Vengono così passati in rassegna molti strumenti e prassi pastorali che appartengono alla tradizione delle comunità cristiane, mostrando che ciò che conta non è la scelta di questa o quella, ma la pertinenza di ciascuna di esse alla situazione e al contesto concreto. A chi ha responsabilità nella comunità cristiana e’ chiesta una grande libertà interiore, capace delle scelte più adatte, nella disponibilità al cambiamento e alla novità. Una Chiesa che viva nella prospettiva della santità saprà mostrare ai giovani il suo volto giovane ed esercitare su di essi il fascino di ideali grandi.