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di CLAUDIO PAGANINI 13 dic 2018 13:05

I campioni della Leonessa

"Anche se hai ricevuto un riconoscimento non sei ancora una stella. Se vuoi essere un vero campione devi essere tu a seguire le stelle del cielo”

La vera Messa dello Sportivo era quella promossa dal Brescia Calcio con giocatori che non si vergognavano di andare a Messa. Un’occasione natalizia per i tifosi di incontrare i propri beniamini. Ed era cosa buona!

Da qualche anno le parrocchie organizzano il Natale dello Sportivo per tutti ragazzi che giocano in oratorio. Fede e sport camminano insieme. Ed è cosa buona! E sempre da qualche anno gli enti pubblici, quali Comuni e Federazioni sportive, a Natale organizzano cerimonie per premiare i propri giovani atleti. Nulla di male, anzi; ma forse è meglio cercare di capire.

Tra le tante, spicca la cerimonia “I campioni della Leonessa” promossa dal Comune di Brescia in questi giorni. Una cornice di festa per premiare circa 100 giovani atleti provenienti dal territorio bresciano. Nulla di sacro né di sportivo. Semplicemente si consegnano delle targhe al merito per premiare il valore dei bresciani nello sport. Raramente sono presenti personaggi conosciuti al grande pubblico: nessun Andrea Pirlo o Cesare Prandelli, per intenderci. È una cerimonia per santi anonimi (parafrasando il linguaggio religioso), per atleti sconosciuti, di sport sconosciuti. Campioni di “Voga in piedi”, di “sci d’erba”, di “pattinaggio a rotelle”, di “Qwankido”… chi mai li ha sentiti?

Eppure, ricevendo il premio, leggi sul volto di questi giovani la gioia per un traguardo raggiunto; l’orgoglio di aver conquistato un premio, e sia, la gratificazione per sentirsi delle stelle mediatiche davanti al flash dei fotografi.

A qualche amico sul palco, dopo le felicitazioni di rito, ho suggerito un pizzico di umiltà: “Anche se hai ricevuto un riconoscimento non sei ancora una stella. Se vuoi essere un vero campione – ho sussurrato – devi essere tu a seguire le stelle del cielo”. Tutti i grandi della terra hanno seguito la propria Stella Cometa che li ha guidati a spendersi per il bene dell’umanità. Sono fermamente convinto che finché un giovane insegue un sogno di successo, e segue le stelle del cielo, può crescere da campione. Quando si accontenta di una targa da mostrare agli amici e poi rinuncia alla fatica dell’allenamento, ha chiuso con lo sport. Non può essere un riferimento per gli altri. Il peccato è nel sentirsi già arrivati. Forse per questo preferisco la Messa nel Natale dello Sportivo. Nessun premiato, ma tutti uguali e chiamati a seguire la Stella: Gesù. Così deve essere lo sport: desiderio di grandezza con tanta umiltà e sacrificio.

CLAUDIO PAGANINI 13 dic 2018 13:05