I campioni dell'industria
L’imprenditoria bresciana è piena di campioni. Di sicuro è gente che ha dimostrato di sapere come si fa a stare nella sfida quotidiana dei mercati e della competizione
L’imprenditoria bresciana è piena di campioni. I giornali li passano in rassegna almeno una volta l’anno e li raccontano in lungo e in largo. Di sicuro è gente che ha dimostrato di sapere come si fa a stare nella sfida quotidiana dei mercati e della competizione, che sa affrontare le crisi e trova il modo di uscirne più forti. Brescia conferma di avere più Ronaldo (il campione del Real) che Gabigol (l’ultimo flop dell’Inter). Lo dicono i fatturati, i volumi dell’export, la comparazione con i sistemi economici delle altre province. Del resto, verrebbe da pensare, è facile imporsi con una squadra imbottita di campioni. In realtà quello che sembra mancare alla Brescia industriale è proprio l’idea di poter essere una squadra. Si dice, stando sempre alla metafora sportiva, che la correlazione tra talento e performance non è mai scontata e c’è addirittura chi ha dimostrato che la curva delle prestazioni si appiattisce quando le individualità non sono coordinate.
Il tema si ripropone anche per Giuseppe Pasini, il nuovo presidente dell’Associazione industriale bresciana, ed è quello decisivo per ragionare attorno alla crisi della rappresentanza che non ha risparmiato Aib. Prima di lasciare l’ufficio al successore, Marco Bonometti ha sottolineato come risultato positivo della sua presidenza anche quello di avere riportato in Aib un centinaio di aziende che avevano lasciato l’associazione. Ed è sicuramente merito della sua determinazione e di una generosità che lo hanno portato a muoversi a tutto campo nella realtà bresciana. Si è arreso una volta sola, di fronte ad un problema di rappresentatività: chiamato a esprimersi su un protocollo di scelte e di comportamenti, frutto di un lungo percorso condiviso con i sindacati confederali che avrebbe segnato una svolta profonda nelle relazioni industriali, il suo Consiglio gli ha votato contro: per alcuni influenti industriali di casa nostra, le logiche di partecipazione vanno bene fin che stanno nel chiuso di qualche accordo aziendale, ma guai a scriverle in documenti che impegnano l’insieme del mondo imprenditoriale. Rappresentanza e rappresentatività sono dunque questioni aperte che Giuseppe Pasini si ritrova sul nuovo tavolo di lavoro. Le capacità di dialogo e la predisposizione al confronto che hanno caratterizzato la sua esperienza di imprenditore gli saranno indispensabili per accompagnare il cambio generazionale (e di mentalità) che riguarda – sono parole sue – imprenditori, manager e forza lavoro.