Giovani e lavoro per nutrire la speranza
Il recente Rapporto Istat sul benessere equo e sostenibile relativo al 2022, documenta, tra tanti segnali positivi, come il Paese sia ancora in forte sofferenza per l’impatto della pandemia, della crisi energetica e della guerra in Ucraina. Molteplici indicatori evidenziano l’aumento dei divari generazionali, di genere e territoriali. Spicca – e purtroppo non è una novità – il dato dei giovani che non studiano né sono occupati: i Neet sono il 19% rispetto alla media Ue dell’11,7%. Più in generale, pur con alcuni miglioramenti rispetto al 2019 in materia di lavoro, il tasso di occupazione italiano rimane di dieci punti inferiore alla media europea, con uno scarto ancora maggiore tra le donne (55% contro 69,4%). La Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, dedica ai giovani il messaggio per la Festa dei lavoratori e scrive: “Circa un quarto della popolazione giovanile del nostro Paese non trova lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno. Il quadro ci deve interrogare su quanto la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. Essi pagano anche il conto di un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione, fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce a offrire motivi di speranza”.
Il mondo del lavoro effettivamente resta un ambito in cui i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione. Anche dove il lavoro non manca, troppi giovani vivono una situazione di precarietà lavorativa e si avverte la fatica di far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro, per cui molte professionalità non trovano accoglienza nei giovani; dove invece la domanda di lavoro scarseggia, i giovani sono sottopagati e vedono frustrate le loro capacità e competenze. In questo contesto si rinnova la vocazione delle comunità cristiane – e in esse certamente delle Acli – di essere sempre più luoghi di incontro e di ascolto, soprattutto dei giovani e delle loro aspirazioni, dei loro sogni e delle loro difficoltà. Nella Festa dei lavoratori possiamo rinnovare l’impegno a condividere la bellezza e la fatica del lavoro, la gioia di poterci prendere davvero cura gli uni degli altri, scommettendo sulla capacità di futuro dei giovani. Abbiamo bisogno dell’alleanza tra l’economia, la finanza, la politica, la cultura per costruire reti di accompagnamento per i giovani. Insieme ai giovani possiamo sognare un’economia di pace e non di guerra; un’economia che si prende cura del creato, a servizio della persona, della famiglia e della vita; un’economia che sa prendersi cura di tutti e non lascia indietro nessuno.