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Brescia
di GIAN ANTONIO GIRELLI 31 mar 2025 09:41

Fronte europeo contro i dazi di Trump

La questione dei dazi imposti dagli Stati Uniti sotto la spinta di Donald Trump sta assumendo contorni sempre più preoccupanti, soprattutto per il settore agroalimentare italiano. Parliamo di un comparto che negli ultimi dieci anni ha visto crescere le esportazioni negli USA del 158%, raggiungendo nel 2024 un valore di 7,8 miliardi di euro. Un mercato strategico che, con dazi al 20-25%, rischia di subire un colpo durissimo, con perdite stimate oltre i 2 miliardi di euro e un impatto diretto sull’occupazione: meno 57 mila posti di lavoro, secondo l’Istat.

La risposta del nostro governo a questa emergenza lascia perplessi. La Presidente del Consiglio ha scelto una posizione di equidistanza tra Trump e l’Europa, evitando prese di distanza nette dalle politiche aggressive del presidente americano. Una strategia miope, che sembra più dettata dalla volontà di non compromettere i rapporti con l’alleato sovranista piuttosto che dalla tutela degli interessi economici italiani.

Il problema, però, non riguarda solo le nostre esportazioni dirette. I dazi colpiranno anche altri Paesi europei, con il rischio di ritorsioni commerciali a catena e di un mercato globale dominato da prodotti di qualità inferiore, privi delle garanzie di sicurezza e salubrità che caratterizzano il Made in Italy. Senza contare che il fenomeno dell’"Italian sounding" – quei prodotti che sfruttano nomi e immagini evocative dell’Italia senza averne nulla di autentico – potrebbe ulteriormente espandersi, danneggiando il nostro agroalimentare di eccellenza.

Di fronte a questo scenario, è evidente che l’unica via d’uscita è una risposta europea forte e unitaria. Affrontare Trump singolarmente, come prospettato dal governo italiano, significa indebolire il peso dell’Europa nelle trattative e minare la coesione dell’Unione. Non possiamo permetterci di essere frammentati proprio mentre i nostri competitor globali giocano una partita strategica su scala mondiale.

Anche Confindustria ha lanciato l’allarme, evidenziando come il governo stia sottovalutando la portata del problema. Ma questa sottovalutazione è il sintomo di una scelta politica ben precisa: guardare con diffidenza a un’Europa forte e unita, preferendo l’illusione di rapporti privilegiati con leader sovranisti che, nei fatti, non fanno gli interessi dell’Italia.

Nel settore agricolo la situazione è ancora più delicata. L’Europa ha già aperto il dossier sulla revisione della PAC (Politica Agricola Comune), e se da un lato è giusto chiedere una redistribuzione più equa delle risorse, dall’altro servono strumenti reali per garantire reddito agli agricoltori e difendere le produzioni di qualità. Ma senza una posizione chiara e determinata sui dazi, ogni sforzo rischia di essere vano.

Se il governo italiano vuole davvero tutelare il nostro agroalimentare, non può restare in bilico tra Trump e l’Europa. Deve schierarsi senza ambiguità a difesa del Made in Italy e della coesione europea. Il prezzo dell’incertezza, questa volta, potrebbe essere troppo alto.

GIAN ANTONIO GIRELLI 31 mar 2025 09:41

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