Francesco, uomo di Dio
L’uomo giusto al momento giusto. Ha 85 anni (il 17 dicembre), qualche acciacco ma un temperamento non da poco. Parla troppo semplice. Ma non può essere un limite. Ha il merito di saper comunicare con le persone di ogni età, di ogni estrazione sociale e di ogni latitudine (la bellezza di una Chiesa universale). Utilizza le metafore della quotidianità per spiegare il Vangelo: non è così distante dalle parabole di un certo Gesù di Nazareth. Nei suoi discorsi ufficiali ritornano spesso i riferimenti a Montini e Ratzinger che non avevano eguali nella capacità di pensiero.
Parla tanto (qualcuno polemicamente dice troppo) delle questioni sociali. Forse perché il Vangelo è incarnato nella storia e nel tempo che viviamo. Parla troppo di ambiente. Forse perché ha compreso che tutto è connesso. Per le sue intuizioni (Laudato si’) rappresenta un punto di riferimento per gli studiosi.
Parla troppo dei peccati della Chiesa. Forse perché continuando il lavoro di pulizia iniziato da Benedetto insiste sulla necessità di una testimonianza autentica dei cristiani.
Parla troppo dei migranti e dei profughi. Forse perché ha visto quello che accade sull’isola di Lesbo, in Libia, in Bosnia... e perché vede sia le responsabilità e le colpe dei governi sia i nostri silenzi. Parla troppo dei mercanti di armi e di morte. Forse perché ha capito che a farne le spese sono sempre i popoli più fragili.
Parla troppo dei muri. Forse perché le divisioni alimentano altre divisioni. Parla troppo dell’egoismo e del cuore dell’uomo indurito. Forse perché la fraternità è un termine da riscoprire e da mettere in pratica. Parla troppo delle altre religioni. Forse perché ha compreso che il dialogo è l’unica via per costruire la pace. Parla troppo degli anziani. Forse perché ha capito che sono una risorsa per le nuove generazioni e per le comunità.
Parla poco di vita. Forse per i mezzi di comunicazione. Le sue dichiarazioni sulla cultura dello scarto (aborto, eutanasia...) e sulla natalità non ammettono repliche. Oggi, purtroppo, tutto esiste per essere comprato, posseduto e consumato; anche le persone. Parla poco di famiglia. Non è vero. Ha scritto l’Amoris laetitia. Ha il coraggio di chiedere di accompagnare le coppie ferite perché si lascia interrogare dalla realtà. Nell’orizzonte dell’amore, essenziale nell’esperienza cristiana del matrimonio e della famiglia, risalta anche un’altra virtù, piuttosto ignorata in questi tempi di relazioni frenetiche e superficiali: la tenerezza.
Parla poco ai giovani. Non è vero. In ogni viaggio apostolico li sferza e li esorta a non lasciarsi anestetizzare dalla società.
Parla poco di preghiera. Forse ci dimentichiamo la forza evocativa del silenzio in una Piazza San Pietro deserta? O le preghiere in alcuni momenti significativi. O “il pregate per me”. O l’anno dedicato a San Giuseppe. Parla poco di Dio. Ma siamo sicuri che Dio non sia presente in tutto questo?