Fiducia, curiosità e semplicità
In questa ancora calda estate, il dibattito, spesso a distanza, tra cosiddetti ideologisti-catastrofisti e quello dei più accaniti fideisti nelle possibilità della tecnica di salvarci da ogni problema ambientale si è di nuovo acceso. La realtà è che la pressione della specie umana sul pianeta è insostenibile, con evidenza scientifica ed esiti multiformi.
Il clima che sta cambiando ne è una delle conseguenze, forse la più evidente e quella più divisiva. Sarebbe cambiato comunque seguendo cicli naturali? Si, ma non con questa rapidità e senza darci la possibilità di adattarci. Gli esseri umani (ma prevalentemente una minoranza di essi) stanno alterando i cicli naturali, questa è la nostra inedita responsabilità. Pensare il contrario non solo è sbagliato, ma ci deresponsabilizza. Come è possibile non trovare un terreno comune su questa riflessione prima di tutto etica? Pensiamo poi alle evidenze sociologiche. È giusto che il modello di sviluppo dei paesi economicamente più avanzati si costruisca sulle spalle dei paesi più poveri, ma spesso ricchi di risorse naturali, sfruttate da altri? È tollerabile che lasciamo ai nostri figli e nipoti una situazione di così grande criticità e disuguaglianza? E poi, è eticamente accettabile che la specie che si ritiene predominante abusi in modo così eclatante delle altre, riducendo drammaticamente la biodiversità? Che fare dunque?
Innanzitutto lavorare per ricostruire la fiducia nel futuro, quella che pare più mancare nei giovani. Non dimentichiamo che le scritture prescrivono la pena più dura, apparentemente senza perdono, per chi incrina la speranza nei più piccoli. Spingere poi a cercare sempre nuove soluzioni: chi è in ricerca (anche professionalmente) è guidato dalla fiducia che possa esistere un mondo migliore. Perché infatti cercare se non si è convinti di trovare qualcosa di meglio? In questi termini è risuonato l’incitamento del Papa ai giovani convenuti a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù: “Non abbiate paura, lottate per la pace e cambiate il mondo”. Poi la semplicità. Una semplicità di vita è possibile, senza rinunciare alla bellezza, partendo da subito, senza attendere cambiamenti sociali strutturali. La fiducia, la ricerca e la curiosità, unite alla semplicità sono poi la condizione che rende possibile la convivialità delle differenze. Accogliere è possibile solo semplificando e dando fiducia, individuando ciò che è irrinunciabile e per conseguenza ciò di cui si può fare a meno. Ciò vale per le cose, ma anche per le convinzioni. Cerchiamo dunque innanzitutto ciò che ci unisce, piuttosto che ciò che ci divide. Questa è la base della convivenza civile e la condizione per la nostra sopravvivenza!